La moda si veste di paura e porta in passerella il cinema horror, l’occultismo e la stregoneria. Rivediamo alcune delle collezioni più iconiche ispirate ai mondi irrazionali della notte
La linea sottile fra incubo e realtà, mondo terreno e aldilà si dissolve nel “sonno della ragione”. Il genere definito dell’orrore di romanzi, opere d’arte e poi del cinema ha generato immaginari sconfinati, definiti da archetipi ed estetiche specifiche che ritornano ciclicamente. Se nella letteratura abbiamo avuto Edgar Allan Poe, nell’arte Füssli e Goya, nel fashion system sono stati diversi i creativi che hanno reinterpreto, sotto forma di abiti, l’immaginario horror. Negli anni abbiamo visto intere collezioni ispirate ai film cult di Dario Argento, all’archetipo della strega e a tutti i mondi più spaventosi dell’irrazionalità umana. In alcuni casi queste suggestioni rientrano nelle trame più fitte dell’essenza stessa di moltissimi brand. Alexander McQueen e Maison Margiela ne sono gli esempi più celebri e immediati, ma non i soli. Fra sperimentazione estetica e autenticità identitaria rivediamo alcune collezioni che si sono addentrate fra i sentieri nebulosi del mistero e della paura.
Prada menswear FW 2012: The Villains’ Runway
Per l’autunno/inverno del 2012 Prada realizza una collezione incentrata sull’estetica dell’anti-eroe hollywoodiano. Giacche doppiopetto, completi gessati e foulard stampati delineano una visione straniante e inquietante. Gli accostamenti classici vengono smorzati da grafiche e color palette che ricordano il cinema di Stanley Kubrick, proprio come la pavimentazione della location in stile “Shining”. Una “parodia del potere maschile”, come dichiarò Miuccia Prada, che si conclude con un colpo di scena. Gary Oldman, Willem Dafoe, Adrien Brody e Eli Roth, attori famosi per i loro ruoli antagonisti, chiudono lo show interpretando, ancora una volta, i “villains” più spietati della storia del cinema. E così sfilano su un tappeto rosso sangue Dracula, “Il capo dei capi” e Goblin, fra il magnetismo del male e l’eleganza intramontabile del completo Prada.
Dior Haute Couture SS 2021: Le Château du Tarot
Per la collezione di Dior Haute Couture SS 2021 Maria Grazia Chiuri si lascia ispirare dal mondo esoterico, nascosto fra le carte dei tarocchi. Matteo Garrone realizza il cortometraggio “Le Château du Tarot” che aiuta a raccontare questa visione stregata da bellezza e mistero. I mondi onirici del regista italiano si uniscono all’estetica del mazzo di tarocchi Viscontei, commissionati da Bonifacio Bembo per i duchi di Milano nel XV° secolo. Le carte che compongono quest’edizione storica risplendono nell’oro delle decorazioni e nella complessità delle illustrazioni vegetali e geometriche. La protagonista del cortometraggio, in cerca della propria identità, incontra sul suo cammino tutte le icone dei tarocchi, vestite, in eterno, Dior. E così la Papessa, l’Imperatrice e l’Appeso vengono avvolti da preziosi jacquard, dagli intarsi, dagli elementi decorativi dipinti a mano e dai velluti dorati. Magia e superstizione si unisco nel racconto sublimato di una bellezza ultraterrena.
Olivier Theyskens FW 1998: Anatomie gotiche
Al suo debutto alla Paris Fashion Week per la collezione autunno/inverno 1998 Olivier Theyskens sperimenta una fusione estetica fra il gotico e il surrealismo. Le modelle con i volti sbiancati da un make-up spettrale avanzavano sulla passerella avvolte dalla pelle nere di giacche e corsetti modellanti. Il vinile trasparente lasciava intravedere il corpo nudo mentre patch di tessuti diversi creavano abiti “Frankenstein” all’insegna dell’upcycling.
Olivier Theyskens, inconsapevolmente, stava plasmando la nuova ondata dell’estetica gotica nella moda, uno stile che lui stesso non riconosceva nel proprio lavoro. Sugli abiti austeri dagli ampi volumi esplodevano ricami di vene e arterie rosso sanguigno, metafora della fragilità dei sentimenti. Una suggestione visiva che arriva direttamente dalle illustrazioni degli studi di anatomia fiorentini, risalenti al XVII° secolo, come affermato dal designer. Ma il racconto di questa bellezza “maledetta” continua nei look in pelliccia ricoperti di sangue, nelle maschere funeree di pizzo e perline e nelle mani mozzate che imperavano sulle teste delle modelle.
Alexander McQueen FW 1999: The Overlook
McQueen durante la sua carriera ha realizzato diverse collezioni ispirate all’immaginario ultraterreno, alla letteratura dell’orrore e al folclore popolare. Per la FW 1999 il designer reinterpretò poeticamente il film cult “The Shining”. La collezione “The Overlook”, titolo che riprende il nome dell’hotel in cui è ambientato il film, rappresenta uno dei lavori più riusciti e complessi di Alexander McQueen. Sull’invito, una pagina di diario scritta a macchina, venne riportata la frase “all work and no play makes Jack a dull boy”.
Il famoso proverbio che il protagonista del film, in preda alla follia, scriveva all’infinito sul manoscritto del proprio romanzo. Lo show, anticipato da un cortometraggio, si svolse in una teca ricolma di neve e vegetazione morta, fra il clima gelido di una tempesta invernale. I primi look austeri rappresentavano il lento cammino verso la follia dei protagonisti del film. Tuniche e abiti monacali indossati da due modelle gemelle ci ricordano l’immagine più famosa della pellicola, ma non solo. Il cappotto in pelle asimmetrico riporta un patch a rombi ripreso direttamente dall’iconica moquette dell’hotel.
Il capo più celebre della collezione, il corsetto a spirale di Shaun Leane è un vero e proprio capolavoro di alta gioielleria. Il pezzo unico reinterpretava infatti le collane tradizionali delle donne Ndebele del Sud Africa. L’ultima parte della collezione, presentata fra una tempesta di neve, rivela abiti in pelliccia e ricoperti di applicazioni glaciali. Un finale poetico che ci riporta all’ultima inquietante scena dell’opera di Kubrick.
Gucci cruise 2019: Sabba
Il dualismo ancestrale fra sacro e profano ha influenzato spesso il lavoro di Alessandro Michele da Gucci. Ricordiamo, ad esempio, la campagna per Gucci Bloom in cui Florence Welch interpreta una strega immersa nella magia di antiche rovine. Un sapore esoterico che fu ripreso e utilizzato anche nella collezione Gucci Cruise 2019. Lo show prese vita fra i sarcofagi in pietra della necropoli romana di Arles, nel sud della Francia. Un vero e proprio sabba illuminato dal fuoco che delineava la passerella e dai canti sepolcrali che incantavano l’atmosfera.
I look rappresentavano a pieno l’eclettismo creativo di Alessandro Michele, ricco di cultura e riferimenti estetici provenienti da diversi decenni. Abiti gotici si ispirano alle vedove del XIX secolo mentre il pizzo e i ricami artigianali ricoprono cappe in velluto e abiti in chiffon di seta. I corsetti vengono arricchiti da gabbie toraciche a vista e ancora cascate di croci e borchie. Una poesia romantica, funerea e catartica che riemerge dalla notte irrazionale per insinuarsi nei pensieri dei vivi.
Maison Margiela SS 2021: L’ultima promessa d’amore
John Galliano ci racconta la favola di un matrimonio eterno fra il regno dei morti e il ritmo del tango. Riemergono dall’immaginario gotico sudamericano figure magnetiche e familiari, gli invitati all’ultima promessa d’amore. La collezione, immortalata da Nick Knight in un magico cortometraggio, decostruisce l’abito da cerimonia tradizionale, partendo dalla camicia fino ad arrivare alla giacca. I capi spalla si dissolvono in tessuti leggerissimi, mentre il velo bianco di una sposa diventa di un nero mortifero. Le suggestioni principali comprendono l’iconografia del Dia de los muertos e diverse reinterpretazioni del classico cinema horror. Un ultimo ritratto di famiglia immortala per l’eternità la bellezza salvifica dell’amore e la sua inesorabile fine.
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA