Leonardo Zaccaria: un artista la cui musica risuona come un viaggio nel tempo e nello spazio

Leonardo Zaccaria è un cantautore italiano la cui storia artistica ha radici profonde che si dipanano attraverso esperienze e ispirazioni, unendo abilmente il passato e il presente nella sua arte

Il cammino artistico di Leonardo Zaccaria ha avuto inizio solo tre anni fa, ma il suo legame con la musica risale all’infanzia. Sin da piccolo, suona la chitarra e sente crescere in sé l’impulso irresistibile di scrivere canzoni. Il momento decisivo? L’ascolto della voce e delle composizioni di Rino Gaetano, che ha fatto scattare qualcosa di profondo dentro di lui. Dopo esibizioni in vari locali e festival a Roma, Zaccaria ha compreso che la musica richiedeva una prospettiva professionale. Il trasferimento a Milano ha segnato un nuovo capitolo, esponendolo al lato più serio e strutturato del settore musicale.

Leonardo riflette sulla connessione intrinseca tra musica e moda, entrambe potenti mezzi di espressione culturale. Cerca un equilibrio, esplorando l’animo umano e affrontando questioni attuali, come il cambiamento climatico e le sfide della generazione contemporanea. 

In questa intervista Leonardo Zaccaria rivela che sta lavorando a qualcosa di totalmente diverso da quello a cui è stato abituato finora. Leonardo sta plasmando un album che abbraccia le influenze degli anni Settanta e del post rock. La sua musica, inizialmente intima, sta crescendo verso l’esplorazione di un mondo più vasto, cercando di riflettere il nostro tempo.

Gli anni Settanta, epoca di cambiamenti significativi, esercitano un fascino speciale su Leonardo Zaccaria. Ammira non solo la scena musicale di quel periodo ma anche l’impegno sociale. Queste influenze si riflettono nelle sue composizioni, cercando di creare un ponte temporale e di portare nuovamente all’attenzione tematiche spesso trascurate.

Leonardo, con il suo approccio dinamico e il talento eclettico, si afferma come una promettente stella della musica italiana, capace di coniugare il passato e il presente per creare un’esperienza unica e coinvolgente per il pubblico. Il suo viaggio musicale è solo all’inizio, e non vediamo l’ora di vedere quale traiettoria prenderà nel futuro.

L. Il mio percorso come artista inizia tre anni fa ma il mio rapporto con la musica trova le sue radici sin dall’infanzia. Da piccolo suonavo la chitarra e a un certo punto ho sentito l’esigenza di scrivere canzoni. Se dovessi ripescare un momento topico che mi ha avvicinato a questo mondo, lo farei pensando a quando ho ascoltato Rino Gaetano, la sua voce e la sua scrittura mi hanno fatto scattare qualcosa dentro.

Così ho debuttato suonando in alcuni locali e festival di Roma, poi mi sono trasferito a Milano dove ho conosciuto il lato professionale della musica. I miei primi singoli avevano un’impronta acustica, adesso sto lavorando a un disco che avrà influenze anni Settanta e post rock. Originariamente la mia visione artistica era molto intima e personale, adesso con la mia scrittura voglio anche provare a raccontare un punto di vista sul mondo, su quello che viviamo oggi.

L. In passato la musica ha spesso avuto una funzione quasi politica, adesso invece siamo all’estremo opposto. Un artista tende a esporsi poco o se lo fa è tramite interviste e non tramite le canzoni. Penso, quindi, che ci possa essere una via di mezzo.

Come artista amo indagare l’animo delle persone che è sempre la cosa che mi affascina di più,  ma voglio anche provare a parlare di temi che mi stanno a cuore, come per esempio la questione climatica o la difficoltà della nostra generazione di trovare una bussola. Per quanto riguarda la moda ho imparato con il tempo quanto sia strettamente legata alla musica e nel mio caso si sono influenzate a vicenda. La moda mi ha regalato una libertà di pensiero diversa che poi ho adottato nella musica e ora penso che dai miei look si possa già intravedere il mio mondo artistico. Spesso dico a Noemi Baris, la mia stylist, che è come se avessi scritto alcune canzoni con lei.

L. Vale “tutto” come risposta? A parte gli scherzi mi sento veramente legato a quel periodo come se una parte di me fosse nata in quegli anni. Degli anni Settanta ammiro ovviamente la scena musicale che mi ha influenzato molto, ma anche l’impegno sociale, l’attenzione e la sensibilità verso alcuni temi come l’ecologismo, temi che poi negli anni successivi abbiamo un po’ perso di vista. Tutto ciò cerco di portarlo nelle mie canzoni e sarà molto presente nel disco a cui sto lavorando, spesso pensiamo che alcuni temi non possano entrare nella musica, per paura che diventi immediatamente tutto pesante. Non sono d’accordo, per me può esserci anche una canzone che ti fa ballare ma che nel frattempo ti ricorda che il mondo sta andando a rotoli.

L. Il processo è abbastanza diverso. Quando scrivo per altri artisti mi immedesimo in loro e cerco di diventare un tramite per farli esprimere al meglio. Quando si lavora come autore si crea una sintonia molto particolare con gli artisti con cui ci si interfaccia, ci si incontra all’inizio della giornata non sapendo nulla dell’altro, e si finisce con uno scambio di aneddoti, visioni sul mondo e influenze musicali. È un lavoro che mi ha arricchito moltissimo, infatti interagire sempre con mondi musicali diversi mi ha aiutato ad acquisire consapevolezza sul sound che volessi nel mio progetto. Quando scrivo per me è un processo un po’ più libero, l’ispirazione può nascere da un film, da una frase, o da qualcosa che ho vissuto. L’ultima volta per esempio, è successo mentre guardavo la copertina di un vinile che ho in casa: “Double fantasy” di John Lennon e Yoko Ono.

L. Sì, è successo poco più di un anno fa. Dopo aver pubblicato le mie prime canzoni ho sentito il bisogno di fermarmi per capire davvero quale fosse la mia identità musicale e artistica. Avevo l’impressione di precludermi alcune strade per restare in una comfort zone. Ma la necessità di sentirmi libero ha avuto la meglio, così ho iniziato a portare nella mia musica e nella mia estetica le cose a cui sentivo di appartenere. Ho esplorato il mondo del rock anni Settanta e post punk e mi sono innamorato, è stato un processo naturale trasportarlo poi nella mia musica. Mi sono sempre sentito un po’ strano e troppo sensibile, probabilmente utilizzavo uno stile più sobrio per equilibrare tutto, per ripararmi. Poi mi sono reso conto che la moda poteva essere una tela per esprimere sé stessi, in passato dietro la tela mi ci nascondevo.

Il mio ultimo singolo “Ragazza indie” è stato molto importante per me. È stata la canzone che mi ha aperto un orizzonte musicale nuovo, come una rinascita. È la sintesi di quell’anno in cui sono stato fermo, è il frutto di un mix degli input ricevuti in quel periodo, di cui mi ero innamorato e da cui ho tratto ispirazione. Inoltre mi ha permesso di capire un altro lato della mia musica, più ironico e sguaiato, rispetto a come venivo visto, ovvero una persona malinconica chiusa nel suo guscio. Così nel disco a cui sto lavorando ho esplorato anche questo lato più leggero, ballabile oltre al mio solito lato introspettivo e riflessivo. Penso che nell’arte e nella vita i picchi più alti si tocchino quando in una situazione drammatica arriva uno sprazzo di ironia o quando in un contesto di gioia qualcuno spezza il ritmo con una frase malinconica.

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Gen 17, 2024

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