Sfumature estetiche nella società: le nuove ondate subculturali
I primi germogli dello stile Lolita fioriscono nel Giappone degli anni Settanta. Il contesto socio-culturale, sempre più rigido e impositivo anche per quanto riguarda l’abbigliamento, particolarmente standardizzato, è la motivazione principale della nascita di quella che sarebbe diventata una subcultura molto radicata nel mondo nipponico. Alcune giovani scelgono consapevolmente di rifugiarsi in un immaginario romantico e creativo per allontanarsi da un sistema sociale rigido e da una moda sempre più incentrata sull’immagine corporea. Si rivendica la propria femminilità e giovinezza, ricercando allo stesso tempo una forma di evasione dalla realtà.
Rifacendosi alla moda rococò, vittoriana e a quella vintage anni Quaranta e Cinquanta, la sottocultura Lolita dà vita a un’estetica fortemente legata al concetto di “Kawaii” (letteralmente “carino”) che si era affermato nel decennio degli anni Settanta.
A dare grande impulso alla diffusione di questa estetica contribuisce l’emergere di band Visual Kei, un genere musicale giapponese ispirato all’Hair metal, al New wave e al Post punk. Il Visual Kei diventa popolare proprio in quello stesso periodo grazie a band come i Penicillin, i Malice Mizer o i Kuroyume. Immagine e musica hanno pari importanza nella creazione del concept artistico di ogni band, tant’è che la definizione “Visual kei” è formata dall’inglese “visual” (visivo) e dal giapponese “kei” (stile). Le tendenze moda delle band, originali e uniche, amplificano la diffusione della subcultura lolita non solo in Giappone e nell’Asia Orientale, ma anche nel mondo occidentale. Il Visual Kei contribuisce, inoltre, a introdurre nel lolita la contaminazione con l’estetica Goth europea.
Si sviluppa così il Gothic lolita, una declinazione di questo stile che per prima conquista anche l’Europa. Qui la subcultura lolita viene accolta dapprima da una nicchia di cultori dell’estetica alternativa; anche in Italia ad avvicinarsi a questo stile sono ragazze che già vestono in modo non convenzionale.Alla diffusione dell’estetica si accompagnano spesso fraintendimenti legati al termine “lolita”, spesso associato all’omonimo romanzo di Nabokov e a un’idea di femminilità civettuola che utilizza la propria innocenza come arma di seduzione. Tuttavia, nel contesto di questa sottocultura il termine non presenta alcun riferimento di tipo sessuale.
Come accade per il termine “punk”, inizialmente dispregiativo ma adottato dai membri della controcultura punk riappropriandosene, lo stesso accade in Giappone per il termine “lolita”. Nella lingua giapponese, “lolita” può infatti essere considerato un wasei-eigo, un tipo di prestito linguistico in cui un termine preso dalla lingua anglosassone viene in realtà utilizzato solo in Giappone. “Lolita” va dunque a identificare una donna libera e giovanile che veste per se stessa e non per essere oggetto di fantasie maschili.
L’estetica lolita si basa su tre stili principali: Classic lolita, Sweet lolita, Gothic lolita, che a loro volta si sviluppano in diverse declinazioni. In generale, si caratterizza per gonne dalla silhouette a campana o ad A e una particolare cura e attenzione per dettagli e materiali, che si declina tramite l’uso di pizzi, merletti, fiocchi e stampe minuziose.
Il make-up è piuttosto libero, e l’hairstyling si caratterizza per tagli dolci, onde morbide, a volte per acconciature più elaborate con trecce e codini; in alcuni casi vengono utilizzate parrucche. Un taglio particolarmente utilizzato è l’ “Hime Cut”, che si caratterizza per frangetta e ciuffi laterali corti.
Alexia

Alexia Varyaren, 27 anni, Content Creator @varyaren
A. Come descriveresti la tua estetica?
A. La mia estetica è un equilibrio tra goth, influenze giapponesi e un tocco kawaii.

A. Raccontaci il processo creativo che sta dietro i tuoi look.
A. Per i miei look prendo ispirazione da diverse fonti. Gli stili lolita che preferisco sono il gothic e l’old school, due estetiche che sento particolarmente mie. Amo sfogliare vecchie riviste giapponesi e lasciarmi ispirare dalle foto d’epoca, mescolando quegli elementi con dettagli più contemporanei.
I miei viaggi in Giappone hanno avuto un impatto enorme sul mio modo di vedere la moda. Mi hanno aperto gli occhi su nuove prospettive e influenze che cerco sempre di riflettere nei miei outfit. Un altro elemento che caratterizza i miei look è sicuramente il make-up. Cerco sempre di coordinarlo al meglio con l’outfit curando ogni dettaglio. Mi piace anche sperimentare con diverse acconciature, completando il look in modo originale e personale.

A. Perché sei interessata alla subcultura lolita?
A. Mi sono avvicinata alla subcultura lolita intorno agli undici anni. Tutto è iniziato quando ho scoperto la band Moi dix Mois di Mana Sama. Da quel momento è stato un susseguirsi di scoperte: passavo ore a guardare foto di street fashion scattate ad Harajuku e a fantasticare su cosa avrei voluto comprare da Bodyline. Sono sempre stata attratta dall’estetica goth/dark e il mondo lolita è stato per me una rivelazione: un universo che univa il mio amore per il dark a uno stile elegante e adorabile, fatto di pizzi, gonne ampie e dettagli curatissimi.
Ilaria

Ilaria, 28 anni, Collaboratrice scolastica @pinkotora
A. Come descriveresti la tua estetica?
I. Carina, piena di sorprese da scoprire e bizzarramente ricercata.
Penso sia possibile prendere ispirazione da qualsiasi cosa abbiamo attorno: mi piace circondarmi di cose che si possano definire “carine”, che mi rappresentino e ispirino. Credo nell’idea di avere un ambiente in cui potermi sentire al sicuro. Amo curare ogni dettaglio di quello che creo, abbinare le sfumature e le texture in maniera quasi maniacale in modo che tutto sia collegato.
La maggior parte della mia creatività è sicuramente di stampo giapponese, che sia tratta dai manga/anime, alle riviste dei konbini, le insegne dei “supaah”, fino all’arte tradizionale. Tuttavia non ho limitazioni a riguardo. Posso individuare anche dei periodi storici precisi con correnti artistiche di cui sono affascinata, come gli anni Ottanta e Novanta che ho sempre guardato con molta ammirazione e apprezzamento.

A. Raccontaci il processo creativo che sta dietro i tuoi look.
Non ho un reale modus operandi quando si tratta di creare un outfit: a volte mi capita di avere già in mente un capo o un accessorio che voglio indossare, a partire da cui aggiungo tutto il resto. Spesso capita che io abbia voglia di vestirmi di un colore preciso o provare un nuovo make up o un’acconciatura. Mi piace l’idea di sperimentare sempre qualcosa di nuovo.Mi reputo piuttosto impulsiva quando si parla di creare un look: mi lascio trasportare dalle sensazioni ed emozioni che sento in quel momento, da ciò che vorrei suscitare nelle persone che devo incontrare, oppure dall’occasione che voglio creare. Tuttavia, avere un fulcro da cui poi parte la mia creatività è sempre stato il metodo più facile per me.

A. Perché sei interessata alla subcultura lolita?
I. Sono sempre stata interessata a tutto ciò che è moda alternativa. Da sempre sono affascinata da tutto quello che è contro cultura. Questa mia inclinazione si è intrecciata con la passione per il Giappone e la sua cultura. Inizialmente tendevo a documentarmi attraverso libri, riviste, opere di animazione e cinematografiche. Essendo molto giovane temevo il giudizio delle persone che mi osservavano, dato che il mio stile è estroso e lontano dal gusto italiano. In seguito al periodo in cui facevo cosplay ho iniziato ad accumulare capi e informazioni su come poter seguire la moda giapponese.
È stato un processo lungo e difficile; ho resistito molto prima di iniziare per la mia fisicità plus size, già difficile da vestire con capi di abbigliamento tradizionali. Tuttavia, trovo che sia stato un grande aiuto per me stessa sia a livello di identità sia di autostima. Poter vestire in un modo che mi faccia sentire carina per me ha un valore inestimabile; esprimermi attraverso i vestiti è una delle cose che mi fa stare meglio al mondo: queste sono le sensazioni che mi legano alla moda lolita.
Erika

Erika, 33, Rigger e animatrice 2D per videogiochi @erikariegl
A. Come descriveresti la tua estetica?
E. Vesto principalmente Classic, Country e Sailor lolita, che sono declinazioni della moda lolita. Mi piacciono molto i pattern e i colori a tinta unita; guarderei per ore i dettagli delle stampe sui vestiti. Preferisco avere pochi elementi addosso ma orchestrati tra loro per seguire un tema, che cambia a seconda delle attività programmate per la giornata. Amo vestirmi in maniera funzionale ma senza compromettere la bellezza del coordinato.

A. Raccontaci il processo creativo che sta dietro i tuoi look.
E. Di solito per creare un look controllo cosa farò quel giorno e cerco di coordinarmi al tema o al luogo dove staremo. Mi piace l’idea di essere in sintonia con un posto, come se fossi nel posto giusto al momento giusto. Scelgo il vestito o la gonna, e quindi scelgo gli accessori in base ai colori del vestito, al tempo o alle attività della giornata. In genere, preferisco usare il bianco o il crema come colori di base di bluse e calze. Aggiungo uno o due accenti colorati, di cui uno spesso è il rosso perché mi piace moltissimo. Per ogni abito cerco di collezionare almeno un intero set di accessori tra borse, scarpe, orecchini, accessori per la testa che possano andare bene assieme, così da rendere coeso il risultato finale.

A. Perché sei interessata alla moda lolita?
Ho sempre desiderato potermi vestire così. Da piccola frequentai danza classica solo per indossare i tutù, ma nello Schiaccianoci mi fu assegnato il ruolo del topo. La moda lolita è un po’ una rivincita per la piccola Erika che ha sempre ammirato questi vestiti senza mai poterli mettere.
Gli elementi che mi hanno sempre affascinata dello stile lolita sono la silhouette, l’attenzione ai dettagli e l’uso di materiali di qualità. Queste caratteristiche portano inevitabilmente all’adozione di una mentalità slow fashion, perché creare vestiti così curati e ricchi di dettagli richiede tirature limitate e tempistiche lunghe, con sistemi di pre ordine o di ricerca di seconda mano. Questo ha cambiato anche il modo in cui faccio acquisti di moda in generale.
Non solo trovo bello vestirsi secondo questo stile, ma penso sia ancor più soddisfacente vedere altre persone esprimere la propria personalità e interpretare i temi assieme. Per questo mi sono impegnata molto ad accrescere la nostra community. L’aspetto che più amo della moda lolita è la cultura del twinning: una o più persone si accordano per vestirsi in maniera simile, partendo da una stessa stampa. È molto difficile riuscire a creare una somiglianza perfetta per via della rarità di capi e accessori: quando ci riusciamo è frutto di grandissimo impegno e coordinazione. Mi piace moltissimo l’atmosfera di collaborazione, l’amore per un hobby e il divertimento nello stare assieme che abbiamo creato: per me vestire lolita è essere in sintonia.
Riproduzione riservata © Copyright Virtus Magazine.
Photographer Francesco Piazzolla @francesco.piazzolla00
Creative Director Giulia Sveva Santoro @julsfaitu
Text Anna Pedrazzini @annapedrazzini