Lessico Familiare in “Literally Me” hosted by Sunnei

Sunnei si dedica a Lessico Familiare col solo desiderio di vedere una realtà giovane su Milano riuscire a mettere a fuoco il suo potenziale

Veder crescere con i propri occhi una realtà giovane e innovativa, pronta a sbarcare nel mondo della moda, è il solo desiderio di Loris Messina e Simone Rizzo. I due hanno fondato nel 2015 Sunnei, del brand italiano, caratterizzato da un’identità unica combinata da artigianato tradizionale riadattato ad un’estetica contemporanea.

Desiderio avverato dal legame instaurato con i ragazzi di Lessico Familiare, brand emergente nato nel 2020 tra le mura di casa, un pò per noia o per allegria.  I fondatori sono Riccardo Scaburri, Alberto Petillo e Alice Curti, ai quali Sunnei, dopo la scoperta di una visuale comune, apre le porte in occasione della Milano Fashion Week 2024 per accogliere la presentazione della nuova collezione intitolata “Literally Me”, ispirata dallo stile di icone passate e attuali.

Una sfilata rivoluzionaria svolta sotto forma di cena placée. Frutto di uno spirito sunneiano deciso a supportare una realtà indipendente. Pensata per essere interpretata con una chiave poetica a scopo di metterne in luce le unicità. 

La genialità: ogni membro del cast, che accompagna il brand alle presentazioni, diviene letteralmente uno di quei personaggi ben noti della cultura generale, a cui i giovani stilisti si sono ispirati per creare look fedeli e precisi in ogni minimo dettaglio, cuciti per dar vita all’ultima collezione L.F.. Chi si è ritrovato nei panni di Martin Lutero, per la schiettezza. Chi ha portato il nome di Gwyneth Paltrow, per qualche ora. E ancora chi ha impersonato Luke Danes, per il caffè. Chi si è sentito Richie Tenenbaum, per l’attesa in stazione. Chi ha avuto l’onore di vestire i panni di Lady Diana. E poi, Nina Simone, per Little Girl Blue. Joan Didion, per le parole. E così via. 

L’idea era radunare gli ospiti illustri dentro Palazzina Sunnei, invitandoli a sedere lungo una tavolata imperiale, decorata con patchwork di cimeli nostalgici rispolverati. Vassoi d’argento, piatti e piattini, scodelle con scene di caccia, bicchieri intarsiati alti e bassi. Deliziosi segnaposto scritti a mano recitano i nomi degli invitati, per stasera “falsi d’autore”, che passo dopo passo si fanno strada tra le candele, alla ricerca del proprio nome mentre i violinisti intonano un valzer per scaldare l’atmosfera. 

Ma dedichiamo ora il tempo che merita al fulcro dello show, la collezione. Una serie di falsi d’autore, indumenti già visti, rubati ai personaggi dai loro dipinti, da set immaginari, da stanze d’albergo o red carpet. Smembrati secondo la prassi di Lessico Familiare vengono esasperati nelle proporzioni, sfalsate e ripensate senza prestare troppa attenzione alla funzionalità.

I gown sono cumuli di plaid pallidi, trapuntati e arricciati, le camicie sfoggiano merletti, le giacche gessate sono cornici bidimensionali. Dai pile acetati emergono rouches, gli abiti palandrana sono tende arricciate e gli orli dei cappotti in lana diventano coccarde. Non c’è coerenza cromatica. Non ci sono silhouette comuni tra i look dei personaggi. Quasi grotteschi, i pezzi sono accomunati solo da un bordo smerlettato sottratto alle tende di casa, quelle mura solide che custodiscono il punto di partenza di Lessico Familiare, ma anche quello d’incontro dei personaggi tra libri prestati, maratone TV e CD pirata. 

Layering audace che rispecchia l’estetica e la missione poetica di Lessico Familiare: omaggiare Natalia Ginzburg nel nome, tramandando aneddoti e memorie con indumenti già esistenti, smontati, riassemblati, ingigantiti. Non esiste cartella tessuti, palette colori, campionari o produzioni. Solo pezzi unici, nati singolarmente trovando un compromesso tra idee e ritrovamenti da armadi, mercati, soffitte. Collage tessili dove niente viene gettato e tutto trova una funzione. 

Come per un vero e proprio linguaggio il brand è in costante mutamento, concedendosi il lusso di inventare i propri vocaboli-indumenti in totale libertà. Possiamo trovarli presso Fondazione Sozzani, ADI Design Museum, Spazio Martìn, Cinema Beltrade, Le Progrès Marais per presentare ciascuna collezione-capitolo, cercando di conservare il proprio lessico e al contempo costruirne uno nuovo. 

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Gen 18, 2024

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