La partnership tra Patagonia e le aziende United Repair Centre e Fashion-Enter invita i marchi di abbigliamento a unirsi al movimento di riparazione.
Da sempre demonizzata i per danni che reca all’ambiente e per lo sfruttamento dei lavoratori. Ma se fosse proprio la moda a contribuire a salvare il nostro pianeta? Ce lo spiega Patagonia con le altre aziende londinesi coinvolte.
Si è scucito. Lo butto. Si è scollato. Me ne sbarazzo.
Sarà successo ad ognuno di noi almeno una volta in ogni cambio di stagione.
E se fosse arrivato il momento di correggere questa mentalità, in cui “scucito o scollato” non sono sinonimi di scarto? E se ci fosse un ente in grado di riparare con le giuste attenzioni i nostri capi? Ridargli vita? E perché no, magari creare anche posti di lavoro?
La risposta è “Si, esiste.”
La partnership dell’iniziativa
E’ proprio questo il cuore del progetto a cui Patagonia ha aderito. Pioniere insieme a due partner d’eccezione: United Repair Center e Fashion-Enter. Il primo ente è un’iniziativa di impresa sociale a scopo di lucro con la missione di riparare l’industria della moda un pezzo alla volta, mettendo al primo posto le persone. Mentre il secondo, Fashion-Enter Ltd, è una pluripremiata impresa sociale senza scopo di lucro, focalizzata sulla creazione di un ambiente stimolante, sicuro e controllato, che consenta alle persone di emanciparsi grazie alla propria accademia di formazione approvata dal governo.
La partnership contribuisce all’impegno di lunga data di Patagonia per un consumo responsabile.
Gli sviluppi e gli effetti
Già nel 2022, ad Amsterdam, era stato aperto un centro per le riparazioni di capi a marchio Decathlon, Lululemon e Patagonia. A distanza di un anno il panorama si arricchisce ed apre un nuovo centro nel quartiere di Haringey a Londra, che impiegherà e formerà nel campo delle riparazioni di abbigliamento di alta qualità persone che, come i rifugiati, hanno difficoltà a trovare un’occupazione, con l’obiettivo di eseguire 30.000 riparazioni all’anno entro il 2025.
T-r-e-n-t-a-m-i-l-a capi salvati.
E considerando che nel 2020 il consumo medio di prodotti tessili per persona nell’UE ha causato un’impronta di carbonio di circa 270kg (come indicato su un report del Parlamento Europeo), possiamo immaginare come l’industria del “riparo e riutilizzo” possa generare tangibili benefici al pianeta. E se questi benefici si estendono anche alla società creando posti di lavoro qualificati, beh, abbiamo vinto tutti.
La mission di Patagonia
Fondata sull’etica di creare prodotti di qualità e durevoli, negli ultimi 12 anni Patagonia ha educato i clienti a comprendere perché e come sia possibile prolungare la vita dei propri capi d’abbigliamento attraverso il programma Worn Wear. Patagonia offre riparazioni gratuite che possono essere richieste attraverso il Repair Portal, lanciato recentemente.
Alex Beasley, Country Manager di Patagonia per il Regno Unito, l’Irlanda e i Paesi Nordici, ha dichiarato: “Patagonia è in business per salvare il nostro pianeta. Ma sappiamo di non poterlo fare da soli. Con il lancio dello United Repair Centre di Londra stiamo cercando di aumentare notevolmente il nostro impatto e di dare la possibilità ad altre aziende di abbigliamento di abbandonare l’usa e getta e di integrare la circolarità nei loro modelli di business”.
E’ ben chiaro come la filosofia dell’azienda abbia a cuore il tema della sostenibilità. Questa scelta non solo apre nuove strade di business ma spinge verso una trasformazione in meglio dell’industria del costume, con focus all’educazione del cliente al “riparare” e non al “buttare”, mettendo a disposizione tutti gli strumenti necessari per approcciare a questo nuovo modo di vivere la moda.
Un mindset di tutto rispetto.
Photo courtesy Patagonia.