Art

Rien nous y préparait, tous nous y préparait: il mondo di Wolfgang Tillmans in esposizione al Centre Pompidou

Celine organizza quattro giornate con accesso libero alla mostra, incentivando l’esplorazione del lavoro dell’artista e del museo parigino a pochi mesi dalla sua chiusura

Dal 13 giugno al 22 settembre 2025, il Centre Pompidou lascia carta bianca all’artista tedesco Wolfgang Tillmans. Il fotografo ha ideato un progetto originale per concludere il programma dell’edificio parigino. Tillmans prende possesso dei 6.000 m² del livello 2 della Bibliothèque publique d’information (Bpi). Una trasformazione dello spazio in un dialogo tra la sua opera e la biblioteca, vista sia come architettura che come luogo di trasmissione del sapere. L’esposizione è stata curata da Florian Ebner, Matthias Pfaller e Olga Frydryszak-Rétat.

Wolfgang Tillmans à la Bpi, janvier 2025 © Centre Pompidou.

In qualità di partner principale della mostra, la maison CELINE collabora per la prima volta con il Centre Pompidou nell’ambito dell’iniziativa “ACCÈS LIBRE par CELINE”, offrendo al pubblico l’ingresso gratuito in alcune giornate selezionate. Questa iniziativa unica è stata pensata come un invito aperto a tutti. Si tratta di un’occasione per scoprire l’universo di Wolfgang Tillmans e del Centre Pompidou prima della sua imminente chiusura. Infatti, il centro espositivo avvierà a settembre 2025 un importante processo di ristrutturazione, il cui termine è previsto per il 2030. L’accesso al pubblico sarà dunque chiuso per cinque anni. In questo contesto, Celine ha previsto quattro giornate ad accesso libero alla mostra (13 giugno, 3 luglio, 28 agosto e 22 settembre 2025 dalle 11:00 alle 23:00). 

L’opera di Wolfgang Tillmans tra intimità personale e osservazione sociale

Nato nel 1968, di origini tedesche, Wolfgang Tillmans ha costantemente spostato nel suo lavoro i confini del visibile catturando la fragilità del mondo fisico e realizzando immagini senza l’uso della fotocamera. Una celebrazione della purezza (e l’impurità) del materiale fotosensibile, ormai prossimo all’obsolescenza. Nel corso della sua carriera ha plasmato un universo estetico inconfondibile, nato dalle sue prime osservazioni astronomiche e dallo spirito delle subcultura dei primi anni Novanta. La sua esplorazione ha alimentato la ricerca di forme contemporanee di umanesimo e convivenza, la cui influenza si estende ben oltre il mondo dell’arte contemporanea.

Its only love give it away Courtesy Galerie Buchholz, Galerie Chantal Crousel, Paris, Maureen Paley, London, David Zwirner, New York.

Tillmans indaga generi tradizionali come il ritratto, la natura morta o il paesaggio, con un costante interesse per i limiti della visibilità, combinando intimità e giocosità con la critica sociale. Il suo lavoro si caratterizza per l’integrazione di testo e immagine, video, suono e strategie espositive innovative. Tillmans amplia le modalità convenzionali di avvicinarsi all’arte e affronta la questione di cosa significhi creare immagini in un mondo sempre più saturo di immagini.

Negli ultimi anni, Tillmans è stato protagonista di importanti retrospettive in istituzioni di primo piano, tra cui la Tate Modern di Londra nel 2017 e il MoMA di New York nel 2022. Ha inoltre presentato una grande mostra itinerante nel continente africano, intitolata “Fragile” (2018–2022 a Kinshasa, Nairobi, Johannesburg, Addis Abeba, Yaoundé, Accra, Abidjan e Lagos).

Rien nous y préparait, tous nous y préparait: un gioco visionario tra opere, spazi ed elementi multisensoriale e multimediali

La mostra abbraccia quasi 40 anni di processo artistico, coprendo l’intero spettro della pratica di Tillmans. Presenta una selezione trasversale della sua produzione fotografica, il cui ordine e disposizione nascono in risposta all’architettura piuttosto che seguire una logica cronologica. Parallelamente, Tillmans integra video, musica, suoni, oltre a un’ampia collezione di materiale stampato e oggetti personali. Sfrutta anche l’infrastruttura della biblioteca per mettere in luce le analogie tra il suo lavoro artistico e questo particolare luogo di conoscenza e diversità sociale. La mostra riunisce opere giovanili del suo archivio insieme a lavori più recenti. Tillmans richiama la dialettica che caratterizza il mondo dal 1989: i progressi sociali e le libertà, duramente conquistati e ritenuti acquisiti, sono di nuovo messi in discussione.

Moon in Earthlight Courtesy Galerie Buchholz, Galerie Chantal Crousel, Paris, Maureen Paley, London, David Zwirner, New York.

«Quando Laurent Le Bon (Presidente del Centre Pompidou) stava riflettendo su quale artista potesse creare uno statement visionario per l’ultima esposizione, fu ovvio che la scelta sarebbe ricaduta su Wolfgang Tillmans» racconta Florian Ebner. «Tillmans sa come gestire lo spazio, lavora con numerosi media e porta con sé una voce politica forte e ben distinta». Il titolo della mostra, “Nulla ci preparava a questo, tutto ci preparava a questo”, può essere letto come un riflesso della complessità che investe la nostra percezione del tempo, ma anche della realtà e di come la plasmiamo. Più che mai, l’artista interviene nello spazio – un segno distintivo delle sue mostre fin dalla metà degli anni Novanta.  Trasforma  le strutture esistenti e inventa nuove forme di allestimento, creando un’installazione totalizzante e reinventando il modo di esporre la fotografia. 

La mostra al Centre Pompidou rappresenta la sua prima monografia istituzionale a Parigi dopo l’ambiziosa installazione al Palais de Tokyo nel 2002. È accompagnata da un catalogo e dalla pubblicazione di una versione ampliata del Tillmans Reader, tradotta in francese, che raccoglie testi e interviste con l’artista.

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Giu 13, 2025

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