La London Fashion Week 2025 si Illumina con le incredibili collezioni di laurea della CSM. Tra gli studenti, brillano William Palmer, Petra Fagerstrom e Jake Zhang
Le collezioni di laurea dei giovani studenti rappresentano, forse, l’unica vera fonte di ispirazione nel panorama della moda contemporanea. Il 20 Febbraio 2025 ha avuto inizio la London Fashion Week, inaugurata dal celebre show della rinomata scuola londinese Central Saint Martins, luogo di nascita di innumerevoli leggende del design, tra cui John Galliano, McQueen e Phoebe Philo. Ciò che sorprende è la loro libertà di espressione che si distacca dalle convenzioni e dalle rigide regole imposte dal mercato, che spesso condizionano i marchi affermati. E tra upcycling, stampe 3D e Intelligenza Artificiale, in queste collezioni potrebbero nascondersi i futuri protagonisti del settore moda.
Tra i 18 studenti presentati, spiccano i nomi dei due vincitori del prestigioso L’Oreal Professionnel Award: William Palmer e Petra Fagerstrom. Entrambi i designer si sono distinti non solo per le loro abilità tecniche, ma anche per la capacità di raccontare storie autentiche attraverso le loro creazioni. Anche Jake Zhang ha catturato l’attenzione con i suoi straordinari look, che sfidano le convenzioni e ci parlano di un futuro un pò incerto.
William Palmer: l’ironia dello stile british
Il giovane e talentuoso William Palmer ha svelato una collezione audace che rielabora con maestria gli archetipi del guardaroba britannico, mescolando tradizione e innovazione. Il suo obiettivo era quello di rappresentare “un ragazzo spensierato e sensibile”, giocando con i capisaldi britannici in maniera ironica. Gli asciugamani a scacchi sono diventati magliette oversize da skater, mentre la tovaglia da picnic cerosa si è trasformata in una splendida mantella. Una teiera rossa è stata reinventata come borsa da uomo, mentre le tazze da tè sono diventate eccentrici cappelli da pescatore.
“Sono molto interessato alla cultura maschile,” ha spiegato Palmer nel backstage, “mi piace rielaborare i capi da ragazzo con un tocco divertente”. L’ex designer di Commes des Garçons ha anche ironizzato sulle pressioni finanziarie che incombono sui Millennial e la Gen Z. Giocando sulla mascolinità stereotipata che valuta gli uomini in base al loro successo finanziario, ha presentato un borsone a forma di pagnotta di pane, simboleggiando così l’avidità del capitalismo.

Petra Fagerstrom e l’intelligenza artificiale dei ricordi
Laureata alla Parsons di Parigi, la stilista svedese Petra Fagerstrom si è costruita una presenza nel settore con il suo marchio omonimo, dopo aver lavorato per Acne e Balenciaga. In questa occasione, si è distinta per la fusione tra intelligenza artificiale e artigianato tradizionale. Ha presentato infatti una tecnica di plissettatura chirurgicamente precisa, con la quale ha dato vita a trompe-l’oeil di corpi nudi. Con la sua collezione ha offerto una riflessione profonda e poetica sulla fragilità dei ricordi in un mondo ipertecnologico, utilizzando tessuti e forme che evocano nostalgie e speranze, e trasformando i glitch dell’intelligenza artificiale in creazioni reali, complesse e decostruite.
“L’AI non comprende davvero i vestiti: fonde gli elementi in modo piatto, generando capi destrutturati che, nel mondo reale, non funzionerebbero”, ha spiegato. “Ho studiato questi difetti e cercato un metodo costruttivo per renderli fisici e funzionali”. Anche la celebre cantante Charli XCX sembra apprezzare il suo lavoro. Recentemente, è stata infatti avvistata per strada con indosso alcuni dei suoi capi realizzati in pelle.

Jake Zhang dà vita ad avatar reali
“La collezione parla del tentativo di trovare gioia in un futuro incerto”, ha spiegato Jake Zhang dopo il finale della sfilata. “Tutti noi abbiamo le nostre fughe digitali (videogiochi, cartoni animati) ma invece di usarli per evadere, come possiamo integrarli nella vita quotidiana?” Zhang ha portato questa idea in passerella trasformando avatar digitali in look concreti. Maglioni corti e felpe con cappuccio evocavano le proporzioni delle action figure, mentre cappelli flosci dal design cartoon venivano posizionati con cura sui modelli. E ancora, look sportivi e aderenti, con spalle e torsi imbottiti.
Accanto ai riferimenti digitali, la collezione esplorava anche una visione queer della mascolinità, con pantaloni della tuta sdruciti, petti nudi e micro pantaloncini attillati. Uno dei capi più sorprendenti è stato un paio di pantaloncini imbottiti e gonfiati con una chiusura a Y, ispirati ai vestiti di Polly Pocket. “C’è qualcosa di camp e di strano in essa, anche se è totalmente, probabilmente, etero”.
