Moda e politica: il power dressing di Kamala Harris 

Quando la moda incontra la politica assume significati semantici ben precisi. Kamala Harris, candidata democratica alle imminenti elezioni statunitensi, non fa eccezione e ci parla della propria visione anche attraverso i suoi look

L’immagine e l’estetica personale in politica rappresentano un potente mezzo di comunicazione. Colori, silhouette e accostamenti possono influire enormemente sulle scelte elettorali dei cittadini di un paese. Tradizione e istituzione fluiscono in determinati codici stilistici che molto spesso i politici o i regnati devono seguire secondo rigidi protocolli. Nel Regno Unito ad esempio la famiglia reale rappresenta l’immagine intoccabile della politica, un sogno inarrivabile, spogliato di qualsiasi schieramento di partito. Un’allure rarefatto e completamente neutro accompagna i reali che sono obbligati, per protocollo, a rispettare determinati dress code. Spalle e gambe sempre coperte, manicure non appariscente e diverse varianti di cappelli da indossare durante gli eventi istituzionali.

 

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Ricordiamo le eclettiche scelte cromatiche della Regina Elisabetta II o lo stile indimenticabile della principessa Diana che continua ad essere d’ispirazione per le donne della famiglia. Ma proprio Diana fu il primo membro “senior” della famiglia reale che riuscì ad infrangere i protocolli centenari, simbolo di eleganza e regalità. Un evento che rimase nella storia e che, la cultura popolare, ricorda come il “revenge dress”. Un mini abito nero che lasciava le gambe e le spalle della principessa ben scoperte, indossato il giorno in cui Re Carlo confessò il suo tradimento. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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A migliaia di kilometri la classe politica più influente nel mondo, quella statunitense, nonostante sia ben lontana dall’istituzione regale inglese, pone molta attenzione ai propri look. Un’accortezza che in passato riguardava soprattutto le first lady più amate come Jackie Kennedy, divenuta un’icona di stile al pari di Lady D. Gucci le dedicò la sua borsa più iconica “Jackie” e l’iconico tailleur in tweed rosa di Chanel, che la first lady indossava durante l’attentato a JFK, passò alla storia. Jackie Kennedy ebbe un’influenza così sconfinata che riuscì a far nascere delle vere e proprie tradizioni di stile che ancora oggi vengono rispettate. In occasione dell’insediamento del nuovo presidente infatti le first lady indossano tradizionalmente un completo o un abito carta da zucchero. Un chiaro omaggio a Jackie Kennedy che indossò un tailleur dello stesso colore proprio durante l’insediamento di JFK.

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Kamala Harris: Dal power dressing al tan suit

Le elezioni del 2024 negli Stati Uniti potrebbero passare alla storia per molti buoni motivi. Kamala Harris, candidata per i democratici subentrata a Joe Biden, potrebbe essere infatti la prima presidente donna afro-discendente. Un traguardo epocale che coincide, al di la del genere e dell’etnia, con le idee progressiste di una politica attenta ai diritti delle donne, delle categorie più fragili e anche all’ambiente. Durante i diversi big-rally la Vicepresidente ha cambiato gradualmente il proprio stile, abbracciando i codici semantici dei candidati alla presidenza. Il protocollo (non scritto) infatti prevede una palette colori che si limita al bianco, al blu e al rosso. Vengono preferiti completi classici con pantaloni e per accessorio solo la canonica spilla a stelle e strisce da applicare sul revers della giacca.

 

 

 

 

 

 

 

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Harris si addentra in questo stile abbandonando la propria dimensione casual in cui i tailleur erano smorzati da colori appariscenti e dalle sue immancabili converse. Durante i mesi della campagna elettorale abbiamo visto Kamala indossare il classico power suit nelle sfumature del blu ma soprattutto in bianco. Una scelta non casuale che celebra  il movimento delle suffragette statunitensi e la sua importanza socio-politica. Ma il look che ha fatto più scalpore in questi mesi è stato sicuramente l’ormai iconico “tan suit”. In occasione del rally di Chicago Kamala decide di indossare un completo di Chloé beige che si distaccava completamente dall’istituzione del blu “politico” e dal bianco. Un colore che non richiama la serietà richiesta e che ricorda la stessa nuanche che indossò il presidente Barack Obama durante una conferenza sugli attentati terroristici. L’opinione pubblica condannò aspramente la scelta dell’ex presidente mentre nel caso di Kamala Harris le conseguenze sono state di tutt’altra natura.

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Il completo Cholé infatti è stato in cima alle ricerche moda di Google per circa 24 ore, durante le quali si è scoperto il vero colore di questo look. Sul sito della maison francese nella descrizione cromatica si legge “Coconut Brown”, un chiaro riferimento alla celebre frase, divenuta meme, della candidata Harris. Si delinea così ancora di più una strategia elettorale aperta alle nuove generazioni e dunque al futuro. Ma i messaggi politici passano anche attraverso gli accessori. Oltre alla classica spilla, Kamala indossa sempre un filo di perle che assume diversi significati simbolici. Le perle difatti rappresenta discrezione, affidabilità e sicurezza, ma nel caso di Harris anche la confraternita Alpha Kappa Alpha di cui lei stessa ne era membro. L’autenticità di Kamala Harris risiede dunque anche nel suo guardaroba che, in caso di esito positivo, potrebbe passare alla storia.
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Nov 5, 2024

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