Walter Albini in mostra: il primo genio della moda italiana 

Il Museo del Tessuto di Prato celebra l’eredità di Walter Albini con una mostra dedicata alla sua breve ma intensa carriera come primo “stilista” italiano

La figura di Walter Albini rappresenta il primo e importante punto fermo nella moda italiana. Il suo approccio alla creatività e alla moda generò il grande successo del prêt-à-porter italiano che, senza di lui, ad oggi non sarebbe lo stesso. Lo “stilista”, termine coniato per lui dall’icona della moda Anna Piaggi, nel corso del tempo è stato sommerso dal successo dei grandi nomi del made in Italy.

Nonostante la riconoscenza interna del fashion system, di fatto Walter Albini finisce in un oblio ingiustificato che lo ha “nascosto” dal grande pubblico. Ma chi era Walter Albini, il primo genio della moda italiana? 

Nato a Busto Arsizio nel 1941, Albini nei sui primi anni di formazione frequenta l’Istituto d’arte, disegno e moda di Torino, la prima scuola femminile di “moda” italiana. Dopo gli studi si trasferisce a Parigi dove inizia a collaborare per diverse riviste e giornali italiani. Da illustratore replica i modelli che vedeva sfilare sulle passerelle francesi, una parentesi di vita che influenzerà, in futuro, tutto il suo lavoro. Grazie all’incontro con Mariuccia Mandelli entra a far parte del team creativo di Krizia lavorando a stretto contatto con Karl Langerfeld, ancora agli inizi della sua carriera.

Alla fine degli anni Sessanta Walter Albini era l’astro nascente della moda italiana, contando una lista di ben 5 brand sotto la propria direzione creativa. La svolta arrivò con la storica “collezione unitaria” (FW 1971) che, grazie al supporto del gruppo FTM, fu presentata con un grande evento a Milano, presso la Sala d’Oro del Circolo del Giardino. Per la prima volta nella storia della moda italiana fu lanciata una linea coesa di prêt-à-porter che contava ben 200 modelli provenienti da 4 diverse aziende.

L’impatto storico fu immenso tanto che sancì Milano la nuova capitale della moda italiana, all’epoca Firenze. Da quel momento lo “stilista” realizzò diverse collezioni unificate e successivamente diede vita anche alla propria linea omonima. L’approccio indipendente di Walter Albini fu il precursore del metodo moderno utilizzato da qualsiasi direttore creativo contemporaneo.

Il designer creava narrazioni totalizzanti attraverso la sua visione, dando vita al concetto di “total look”. Albini illustrava e realizzava ogni componente dei look, inclusi gioielli, accessori e scarpe. Tra le collezioni più memorabili spicca “Guerriglia Urbana” per l’autunno/inverno 1976-77, in cui raccontava il presente in modo dissacrante. Le modelle sfilavano con passamontagna e capi oversize ispirati al workwear, dando un forte messaggio di rottura.

Un’approccio innovativo per l’epoca che scosse anche l’opinione pubblica per via del clima teso causato dagli anni degli attentanti. Walter Albini leggeva il presente, mutava la propria immagine in base ai cambiamenti sociali e culturali ricercando sempre una bellezza assoluta. Indimenticabili le collezioni etniche ispirate ai suoi viaggi in India e il guardaroba che per la prima volta divenne “unisex” sotto il suo sguardo intuitivo. Non solo designer ma anche “stylist” e precursore del concetto di moda circolare quando, per una propria collezione uomo, presentò total look formati da capi provenienti da diversi brand come Armani e Versace. L’eredità artistica e culturale di Walter Albini resta immensa e rivive, ancora oggi, attraverso i lavori di numerosi direttori creativi che amiamo nel presente. 

La mostra “Walter Albini: il talento, lo stilista”

Il Museo del Tessuto di Prato allestisce la prima grande mostra dedicata al lavoro di Walter Albini. Fino al 30 novembre 2024, il percorso espositivo, curato da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morin, evidenzia minuziosamente i tratti distintivi della visione innovativa del designer. L’esposizione comprende circa 200 unità di materiali grafici, tra cui disegni, bozzetti e schizzi delle collezioni, insieme a total look e capi maschili e femminili della linea omonima di Albini e dei suoi progetti per altre aziende. La mostra include anche oggetti personali come documenti, fotografie d’archivio, taccuini di viaggio, testimonianze scritte e filmate.

La mostra si articola su due piani e racconta in modo totalizzante grazie ai fondi Walter Albini e Krizia, conservati presso lo CSAC di Parma, ma anche attraverso altre fonti. L’Archivio della Camera Nazionale della Moda e le ricerche tra le riviste d’epoca conservate nelle biblioteche Braidense, Sormani e Triennale hanno avuto un ruolo fondamentale. Un libro dedicato allo stilista accompagna la narrazione, suddiviso in diverse sezioni che illustrano il suo approccio trasversale alla creatività. Le pagine del libro rivelano come Walter Albini espandesse la sua creatività anche nell’interior design, nel costume teatrale e nella fotografia.

Il documentario “Dietro L’immagine: Walter Albini e la fotografia” 

Federico Poletti cura il documentario aggiuntivo alla mostra, che racconta il rapporto unico che Walter Albini aveva costruito negli anni con i maggiori fotografi italiani. Una serie di interviste rivela da vicino l’estro creativo del designer, il suo metodo artistico e il suo straordinario talento.

Le testimonianze comprendono quella di Carla Sozzani, di Fiorenzo Nicoli e di Maria Vittoria Backhaus, grande amica di Albini che lo ricorda così: «Quando siamo tornati da un viaggio in India Walter aveva portato una grande quantità di abiti da cui ha poi sviluppato una collezione indiana per Trell e per la foto abbiamo creato una montagna di stracci su cui stava seduto come un idolo indiano con un fiore in testa. Per lui era importante inventare un racconto con una visione sempre all’avanguardia».

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Ott 23, 2024

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