“When I’m alone I’m always thinking about my mother, so I would send a letter to my mother, l’m sure she would read it”
10 Corso Como torna ad ospitare i grandi nomi che hanno fatto la storia della moda, partendo proprio dallo stilista giapponese con la mostra “Letter to the future”; un messaggio di speranza, con qualche riferimento onirico al passato, ma sempre con lo stesso desiderio di creare bellezza tramite capi senza tempo.
Conosciuto da sempre per aver sovvertito stereotipi e credenze del mondo della moda, Yamamoto ha rivoluzionato il concetto di “corpo”, conferendogli un carattere libero da schemi e geografie imposte, dando via ad un nuovo dialogo tra corpo ed abito.

La sua arte, già protagonista di mostre fuori dagli schemi, quali Juste des vêtements al Musée de la Mode et du Textile di Parigi e Dream Shop al Momu di Anversa, non smette di stupire in questo percorso che si snoda all’interno di un’ampia sala, le cui pareti bianche sono fregiate da frasi dell’artista. La sua lettera al futuro accompagna lo spettatore nella visione dei venticinque capi, contraddistinti da colori assoluti quali bianco e nero e rosso, e dalle forme asimmetriche, destrutturate, tessuti vaporosi e vibranti di carattere.
Dal 1986 al 2024, i capi d’archivio delle collezioni donna di Yohji Yamamoto sono esposti senza scenografie elaborate, su manichini sartoriali che riflettono la loro natura originaria. Questa presentazione minimalista mette in risalto la qualità artigianale dei tessuti, concepiti per essere indossati e vissuti.
L’essenza del tempo nella moda di Yohji Yamamoto
Già dal 1998, con uno show al Moulin Rouge, Yamamoto si era liberato dalle influenze storiche, abbattendo i capisaldi della tradizione, come guanti e veli, a vantaggio di una ritrovata essenza della forma incarnata perfettamente dagli abiti in seta della collezione primavera/estate, ispirati alla sensualità di Renée Perle, musa di Lartigue.

Il design dell’artista si può riassumere nella sua famosa dichiarazione: “Io voglio disegnare il tempo”. Quel tempo del processo creativo, capace di arricchire i materiali, il tempo della moda con la sua mutevolezza, il tempo di ogni capo quando viene indossato e si appresta a vivere una nuova vita. Questo concetto si traduce nei suoi volumi infiniti, dove l’aria circola tra il corpo e il tessuto, e l’abito sembra respirare senza costrizioni, lasciandosi alle spalle ogni concetto di fisicità e genere.
Yamamoto ha rivoluzionato il rapporto tra abito e persona, proponendo un messaggio universale di libertà, attraverso una visione rivoluzionaria secondo la quale il corpo non è un oggetto passivo ma un attore che interagisce con l’abito, trasformandolo. L’imperfezione, accolta in ogni forma, sembra essere il segreto del suo messaggio al futuro.

La mostra “letter to the future” sarà aperta fino al 31 luglio 2024 negli spazi espositivi di 10 Corso Como a Milano. L’ingresso è gratuito.
Photo courtesy 10 Corso Como.