Il percorso artistico di Antonio Giancaspro: tra spontaneità, ironia e immagini in libertà.
“Keep an eye on” è un contenitore informale che mette in risalto talenti contemporanei provenienti da molteplici settori. È uno spazio accogliente che unisce creatività e innovazione in un ambiente stimolante e dinamico.
Qui gli artisti emergenti trovano un luogo in cui condividere la loro passione e mostrare la propria identità. L’obiettivo principale del format è quello di mettere in evidenza le personalità più promettenti nel mondo dell’arte, offrendo loro visibilità e la possibilità di far sentire la propria “voce”.
Sin da bambino, Antonio Giancaspro è stato inconsciamente attratto da ogni forma artistica, avviando un percorso che spaziava dal disegno e la pittura alle prime sperimentazioni di installazioni e design di abbigliamento. Questo viaggio artistico lo ha portato a abbracciare la fotografia quasi per caso. La sua ispirazione ha radici nell’esperienza vissuta nei club, dove ha immortalato istanti di libertà e divertimento, suscitando in lui una profonda consapevolezza della stessa libertà. Intorno ai diciotto anni, durante la sua prima campagna di moda, scopre proprio nella fotografia il mezzo ideale per esprimere la sua essenza.
Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per iniziare a fare fotografia e come hai sviluppato il tuo stile distintivo?
Sin da piccolo, sono stato attirato inconsapevolmente da qualsiasi mezzo artistico al quale avessi la possibilità di approcciarmi. Ho iniziato con il disegno e la pittura, passando dai primi tentativi di installazioni con budget minimo e la creazione di capi d’abbigliamento, fino ad arrivare quasi per caso alla fotografia. Ciò che mi ha fatto avvicinare a questa forma d’arte è stata l’esperienza nei club. Questo mi ha permesso di immortalare gente mentre trascorreva momenti di libertà e divertimento, facendomi rendere conto della libertà che trasmetteva anche a me. Così è diventata la mia passione principale. Intorno ai diciotto anni ho scattato la mia prima campagna di moda, nella quale ho individuato nella fotografia il mezzo migliore per esprimermi.
Quali sfide hai incontrato nel corso della tua crescita come fotografo e come le hai superate?
Innumerevoli volte non mi sono sentito all’altezza di progetti affidatimi da gente che, al contrario, poneva cieca fiducia in me. Tuttora provo spesso ansia negli step preparatori e organizzativi di un progetto, pensando di approcciarmi a qualcosa più grande. È più forte di me. È stato ed è tuttora il supporto infinito delle persone vicine a me che mi fa andare avanti con il massimo della convinzione. Ogni progetto mi lascia un sorriso stampato in faccia. Probabilmente è l’ansia di iniziare a darmi la spinta per credere in me ogni volta. E a far andare tutto al meglio.
Puoi condividere un progetto fotografico che ritieni sia stato significativo per la tua carriera fino a questo punto, e spiegare il contesto e il significato dietro le tue immagini?
Non c’è un progetto in particolare che ritengo sia il migliore o il più significativo della mia carriera finora. Se ci penso, mi viene in mente piuttosto un periodo, che è quello a seguito alla mia formazione accademica. Finito il percorso all’Istituto Nazionale di Fotografia, ho ricevuto tantissime proposte di collaborazione in quella che è tuttora la mia città, Milano, dando il via alla mia carriera. Un altro step a mio avviso molto significativo è stata la collaborazione con tre artisti a me molto vicini. Con loro abbiamo creato vari progetti che io definisco “freak”, nati spontaneamente dall’unione di menti molto diverse. Mi piace che dietro ogni mia immagine non ci sia un significato individuabile ma che chi la guarda debba interrogarsi. Un velo di ironia però è sempre riconoscibile.
Photo courtesy Antonio Giancaspro.
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