La fotografa giapponese Rinko Kawauchi presenta alla fondazione Sozzani di Parigi la sua ode alla vita.
Poetessa visiva del quotidiano, Rinko Kawauchi ritorna per la prima volta dopo quasi diciassette anni, a Parigi. E lo fa con un’esposizione pensata su misura per i Photo Days in uno dei luoghi più emblematici per l’arte e la moda, la Fondazione Sozzani.
Kawauchi, nata in Giappone nel 1972, ha iniziato a stampare le sue fotografie in bianco e nero già dall’età di diciannove anni. Successivamente studia design, che sarà poi una base ed un grande aiuto nella composizione dei suoi scatti.
Ha pubblicato vari libri di fotografie, tra i quali Cui Cui nel 2005, che ritrae momenti familiari immortalati durante un decennio. Ognuno dei ricordi ritratti tra le pagine del volume, rimanda ad un’esperienza diversa del cerchio della vita di ognuno di noi: il lettore si immedesima facilmente in questa rappresentazione della ciclicità del tempo che scorre, tra nascita, gioia, sofferenza e morte.
Le sue fotografie sono luminose, evocative di un senso di mistero, ma allo stesso tempo semplici nel rappresentare la fragilità e la forza della vita in ogni sua forma. I soggetti ritratti variano da elementi naturali presenti nella vita quotidiana, persone che l’artista conosce personalmente, sconosciuti, a rappresentazioni della forza della natura incarnata da vulcani, ghiacciai e fenomeni naturali capaci di stravolgere l’ambiente circostante.
Attraverso i suoi lavori la Kawauchi desidera mostrare allo spettatore come ogni elemento sia in realtà collegato dalla medesima forza vitale, che regge le basi del mondo, nonché dalla consapevolezza dell’effimero che governa le nostre vite.
M/E: storia di un mondo interconnesso
La raccolta M/E è alla base dell’esposizione alla fondazione Sozzani di Parigi: il nome deriva dalla combinazione delle iniziali di due parole care alla fotografa, “mother” e “Earth” ovvero madre Terra, che vanno poi a formare il monosillabo “me”, riferendosi dunque all’interconnessione tra individuo e natura, ma anche alla maternità che è stata un’esperienza fondamentale nella vita della fotografa, non solo dal punto di vista personale ma anche artistico.
Le serie di fotografie che compongono M/E, sono state scattate principalmente tra il 2019 e il 2020, e catturano la bellezza dei paesaggi islandesi e dei suoi vulcani, ma anche scene di vita quotidiana all’epoca del Covid. Sebbene i due argomenti possano sembrare opposti lo scopo della fotografa è di dimostrarne l’interconnessione data dalla casualità di questi eventi, dalla loro esistenza sullo stesso pianeta per cause pressoché sconosciute, ed alla loro forza potenzialmente distruttrice.
La fotografa vuole spingere ad una riflessione sul rapporto tra uomo e natura, che va compreso attraverso dettagli che coesistono sullo stesso pianeta, entrando a far parte di un unico “tutto”. I geyser e vulcani dell’Islanda sono diventati per lei simbolo del soffio della vita, presenti ancora prima della nascita dell’uomo sulla Terra, la loro forma evoca nella sua mente quella di un ventre materno all’interno del quale prende forma la vita. I paesaggi islandesi, inoltre, rievocano alla memoria dell’artista alcuni luoghi della sua infanzia in Giappone, ricordandole una volta di più come anche luoghi lontanissimi tra loro possano infine rivelarsi collegati.
Un’esibizione eterea che celebra la delicatezza della vita
Situata all’interno di un edificio industriale ed ex atelier, la Fondazione Sozzani diventa teatro di un’esibizione site-specific, pensata in occasione dei Photo Days di Parigi, che occuperà il complesso nella sua interezza. L’installazione è presentata da un video ed un insieme di fotografie, appese tramite fili quasi invisibili al soffitto dell’edificio.
Curata da Emmanuelle De L’ecotais e dall’artista stessa, la mostra vuole impregnare i luoghi con la sua essenza, creando un legame con l’ambiente ed adattandosi ad esso ed agli spazi che ha da offrire. Per questo motivo non si tratta di una classica mostra fotografica, in cui le immagini sono appese ad un muro, ma di un percorso tra fotografie che vivono lo spazio.
Per le stampe la fotografa ha scelto un tessuto leggero, di seta fluida, in modo da permettere allo spettatore di ammirare l’immagine da entrambi i lati, in trasparenza, apprezzandone tutti i dettagli da punti di vista differenti. Gli scatti sono fedeli alla delicatezza e luminosità che contraddistinguono da sempre i lavori della Rinko Kawauchi. Le foto appositamente selezionate in modo da creare un gioco di forme e dimensioni, spaziano da vedute ampie a dettagli microscopici.
L’installazione riveste il ruolo di un’ode alla vita che la fotografa ha composto in un momento particolare della sua vita, e sarà visitabile fino al 28 novembre 2023 presso la Fondazione Sozzani, situata nel XVIII Arrondissement di Parigi, in Rue Marx Dormoy 22.
Photo courtesy Rinko Kawauchi, Priska Pasquer Galerie et Photo Days.