Art

Punto ACAPO di Giordano Floreancig. 

Attraverso pennellate decise e feroci, Giordano Floreancig esplora e racconta la tragedia dell’esistenza. 

A pochi mesi dalla sua prima mostra milanese, Giordano Floreancig torna a Milano con la mostra Punto ACAPO, in esposizione fino al 27 ottobre a Palazzo Bocconi. Attraverso più di quaranta opere, l’artista esplora la tragedia dell’esistenza, evocando sentimenti dal forte impatto emotivo. I volti trasfigurati delle opere in mostra, come “Il caos dentro” e “Grido al cuore”, raccontano il disagio che ci circonda e con il quale il mondo a noi circostante si evolve con incalzante velocità. 

Giordano, rappresentante della pittura espressionistica, si avvicina all’arte da autodidatta, ma è nel 2000 che assistiamo al suo debutto, anno in cui vince dapprima un primo premio ad un concorso internazionale ed un secondo a Castelfranco Veneto. 

Nel 2011 prende parte alla 54a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia su invito di Vittorio Sgarbi, Direttore artistico del Padiglione Italia. 

Di lui il critico d’arte  Paolo Levi ha detto «[…] con una punta di caustica ironia baconiana, l’artista storpia i suoi ritratti, rendendoli deformi. Nei quadri sconvolgenti che l’artista presenta agli allibiti fruitori, sono presenti quei gridi sulle ingiustizie del mondo e sulle tragedie dell’esistenza, a testimonianza della demonicità del nostro tempo.» 

Per la sua prima mostra personale “Gli Ultimi normali” (Ex Manicomio di Trieste, 2010), l’artista si ispira al luogo della follia e alla diversità, tematica che affascina molto il pittore e che lo porta a concentrare la sua pratica artistica sui ritratti.  Tra le mostre italiane ricordiamo “Non sono io!Siete Voi” (ex Chiesa di San Francesco di Udine, 2022), “In paradiso non c’è bella gente” (GAD-Galleria d’Arte Domestica a Milano, 2023); e varie esposizioni internazionali a Vienna, Bruxelles e Losanna tra il 2018 e il 2022.Le sue opere si trovano in diversi musei e in molte collezioni private. 

“Punto ACAPO” è il titolo della mostra curata da Luca Cantore D’Amore, in cui siamo dinanzi ad una infinita serie di tele, di Opere, che di giorno in giorno, e finanche di secondo in secondo, cambiano, si muovono, si attorcigliano, si avviluppano in loro stesse: come incastrate in una gabbia di sentimento e di isteria che a mala pena riescono a contenere ciò che accade e in cui, per questo, esse, si dimenano, si sbracciano, urlano, scomposte, disperate e perennemente irrisolte tutti i giorni, a tutte le ore e, talvolta, anche nello stesso momento durante il frangente di un’unica visione. 

L’Arte espressionistica di Giordano Floreancig attraversa la staticità della materia per esplodere in una tridimensionalità imponente e carica di una forza espressiva molto forte. Il titolo della mostra è volutamente dedicato alla Onlus ACAPO, nata presso l’Ospedale San Paolo di Milano, da sempre centro all’avanguardia nella cura delle malattie della bocca con lo scopo di creare una rete di medici, ricercatori, pazienti e loro familiari, uniti nella lotta contro il cancro della bocca. 

Durante il vernissage abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta con Giordano, che ci ha raccontato un po’ della sua arte. 

Grida del cuore, Lacrime nascoste in gola, Insaziabile. Questi sono solo alcuni titoli delle tue opere. Sembra che ci sia un richiamo a una dimensione poetica ma allo stesso tempo emotivamente forte. Da cosa ti lasci ispirare nel tuo processo creativo?

Il mio processo creativo inizia osservando. Poco capace all’ascolto ho sviluppato un forte spirito di osservazione sin da piccolo. Ogni persona ha tra le pieghe ai lati degli occhi i titoli che trovate sulle mie tele. Titoli che parlano di cosa sono, cosa sentono, di che cosa avrebbero voluto. E così i colori poi scelgono me. 

Pennellate feroci e colori accessi, fortemente in contrasto con i sentimenti evocati nei tuoi quadri. Perché questa scelta?

Le emozioni in bianco e nero non sarebbero emozioni, le pennellate silenziose non racconterebbero rabbia, rancore, dolore. 

Cosa vuoi trasmettere con le tue tele agli spettatori? 

Il mio desiderio è lasciare che ognuno prenda quello di cui ha bisogno in quel momento. Se dentro una mia opera vedi follia è perché in quel momento hai bisogno di quello, se, al contrario, leggi tristezza è perché quello è il tuo sentire in quel momento. I miei volti ti aspettano a casa dopo una giornata di lavoro e non ti fanno sentire solo. Provano quello che provi tu. 

Quanto conta la matericità nelle tue opere? 

Noto sempre più difficoltà nelle persone nel riconoscere le proprie emozioni, ci stiamo abituando alla fruizione veloce di tutto. Una sorte di “se non si tocca, non si fotografa, non si compra non esiste”. I miei quadri parlano di emozioni, i miei quadri si toccano e così non si può dire che le emozioni non esistano. Ognuno ha la possibilità, passando la mano tra chili di colore, di accarezzare la propria paura, ansia, fragilità. 

Nel 2011 partecipi alla Biennale d’arte di Venezia, continuando il lavoro “Eutanasia 147 Art Work” , iniziato nel 2009. Puoi raccontarci da dove nasce l’idea di bruciare centocinquanta quadri e cosa volevi trasmettere? 

Può sembrare una protesta ma non lo è stata. Le Biennali che hanno preceduto quella a cui ho partecipato erano piene di installazioni, foto, video,  performance e non c’era traccia di tele, dipinti.  Ho così pensato che bruciando le mie tele avrei racchiuso tutte le forme d’arte presenti.

Grazie Giordano.

Grazie a te. pastedGraphic.png

Apertura mostra: dal 6 al 27 Ottobre, lun-gio 9.00 /18.00, ven 9.00/17.00. Palazzo Bocconi, Corso Venezia 48 – Milano. 

Photo courtesy Giordano Floreancig.

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Ott 11, 2023

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