Keep an eye on: Matteo Galvanone.

Il fotografo Matteo Galvanone ci racconta il suo mondo privo di fronzoli e la costante ricerca dell’unicità dei soggetti che immortala nei suoi lavori.

“Keep an eye on” è un contenitore informale che mette in risalto talenti contemporanei provenienti da molteplici settori. È uno spazio accogliente che unisce creatività e innovazione in un ambiente stimolante e dinamico.

Qui gli artisti emergenti trovano un luogo in cui condividere la loro passione e mostrare la propria identità. L’obiettivo principale del format è quello di mettere in evidenza le personalità più promettenti nel mondo dell’arte, offrendo loro visibilità e la possibilità di far sentire la propria “voce”.

Ho avuto l’opportunità di scambiare qualche battuta con Matteo Galvanone, fotografo classe 1988 che ha saputo trasformare la sua passione in una professione.

Dopo la scomparsa del padre, Matteo si è avvicinato al mondo della fotografia, decidendo di farne il suo mestiere. Nel corso degli anni ha sviluppato uno stile personale, basato sull’uso del flash diretto, che ha perfezionato grazie a un continuo impegno, superando le sue paure personali.

Durante la nostra conversazione, Matteo Galvanone ha voluto condividere con noi la sua visione estetica e le sue principali fonti di ispirazione e ci ha svelato di aver intrapreso un progetto significativo durante il periodo di lockdown, chiamato “CCV / CHIUNQUE COME VUOLE”, che mira a fotografare persone senza alcuna distinzione, cercando di catturarne la loro unicità.

Qual’è stata la tua principale fonte di ispirazione per iniziare a fare fotografia e come hai sviluppato il tuo stile distintivo? 

La spinta mi è venuta dopo che è morto mio padre. Avevo ventuno anni e prima di questo evento ero un ragazzo come tanti, non avevo ancora ben chiaro cosa volessi fare della mia vita. La passione per la fotografia c’era già, ma non avevo mai pensato si potesse trasformare in una professione, né tantomeno di tornare a studiare.

Tuttavia persone a me care mi hanno spronato per provare a rimettermi a studiare e a rapportarmi con qualcosa che mi piacesse sul serio. Così mi sono iscritto ad un istituto di fotografia e da lì è partito tutto.

Per quanto riguarda il mio stile, ovvero l’utilizzo costante del flash diretto, ha avuto inizio un po’ per caso. Mi spiego meglio: era qualche tempo che provavo a fotografare persone, al tempo già utilizzavo il flash qualche volta, ma non lo puntavo mai direttamente sul soggetto. Durante una sessione di scatti per puro caso non mi sono accorto che la slitta del flash era diretta sulla persona che stavo fotografando, cosi ho scattato la foto, e riguardandola ne sono rimasto piacevolmente colpito. 

Da quel momento  mi sono interessato sempre di più a questa tecnica, perché la trovavo davvero coerente con la mia visione e il mio modo di essere. Ho iniziato a studiare un po’ meglio questa tecnica e i vari fotografi che già utilizzavano questo metodo, diciamo che per affinare tutto quanto ci è voluto un bel po’. Negli anni di errori ne ho commessi, ma penso faccia tutto parte del processo creativo e di crescita. 

Quali sfide hai incontrato nel corso della tua crescita come fotografo e come le hai superate? 

Sicuramente una delle sfide principali è stata quella con la mia consapevolezza, i primi anni ero sempre timoroso di mostrare i miei lavori, non mi sentivo abbastanza bravo e vedevo i progetti degli altri migliori dei miei. 

Con il tempo ho capito che questo comportamento è controproducente, soprattutto in un contesto lavorativo. Così mi sono rimboccato le maniche, ho iniziato a  studiare, migliorandomi e capendo che quando  arrivano feedback positivi è perché realmente i miei lavori piacciono. Da qualche anno sono concentrato e conscio di ciò faccio e del mio percorso.

Puoi condividere un progetto fotografico che ritieni sia stato significativo per la tua carriera fino a questo punto e spiegare il contesto e il significato dietro le tue immagini? 

Il progetto che voglio condividere con voi si chiama “CCV / CHIUNQUE COME VUOLE”. È un lavoro pensato durante il periodo di lockdown, quando eravamo chiusi in casa e non si potevano fare foto, fatto eccezione per quelle da remoto. 

Piano piano ho iniziato a produrre materiale, all’incirca da settembre 2020 ad oggi. Il mio intento è quello di scattare persone, chiunque desideri farlo, senza troppe distinzioni. In questo progetto si possono trovare modell* professionisti, amici, parenti e sconosciuti nei contesti più disparati (casa loro, in giro, davanti ad uno sfondo neutro). 

Quello che vorrei cogliere con questa serie è proprio la differenza tra un soggetto e l’altro. Voglio cogliere l’unicità dell’individuo, ed è proprio per questo  che do meno indicazioni possibili sulle pose, proprio  per lasciare libertà al soggetto fotografato.

Quando poi arriverò ad un numero che si avvicina a trecento fotografie, vorrei che questo progetto diventasse un libro.

Per quanto riguarda il significato delle mie immagini, essendo una persona schietta e diretta, vorrei che queste caratteristiche arrivassero anche alle mie foto.

Non ci sono troppe dietrologie né significati nascosti. Ciò che vedi in uno scatto è la realtà per come la rappresento. Bella o brutta che sia, a me piace venga rappresentata senza troppi fronzoli.

Photo courtesy Matteo Galvanone.

Riproduzione riservata © Copyright Virtus Magazine.

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Ott 9, 2023

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