Negli anni il fashion system si è lasciato ispirare enormemente dalla cultura gotica, ma non solo. Da tutti i mondi irrazionali presenti nelle produzioni culturali legate strettamente al genere horror. Suggestioni così radicate nel nostro heritage che col tempo hanno creato dei veri e propri archetipi estetici; reinterpretati anche in passerella
I mondi legati all’immaginario horror sono stati considerati per molto tempo materia di “serie b”, soprattutto dalla massa. Ma queste suggestioni “irrazionali” che suscitano sentimenti come la paura hanno prodotto un bagaglio culturale immenso, che ancora oggi influenza la cultura contemporanea. Dai romanzi di Mary Shelley ed Edgar Allan Poe sino ad arrivare al cinema horror di Dario Argento o David Cronenberg. Quando la razionalità si abbandona alla creatività le paure più nascoste nell’animo umano riemergono come monito della nostra mortalità. Negli anni, artisti e autori hanno cercato esorcizzare quest’aspetto emotivo attraverso immagini divenute iconiche, ben radicate nella nostra memoria. Dalla silhouette monolitica di Nosferatu, all’hair styling delle “moglie di Frankenstein” passando infine al guardaroba pastello delle streghe di “Suspiria”. La moda, trasversalmente, ha assorbito quest’immaginario reinterpretandolo attraverso capi, fashion show e collezioni storiche.
La matrice del mistero che dal folklore giunge anche alla realtà ha rappresentato per diversi designer un punto di partenza fondamentale. Primo fra tutti Alexander McQueen che per la sua prima collezione in assoluto si lasciò ispirare dal caso irrisolto di Jack lo squartatore. Gli inviti allo show ad esempio consistevano in piccole bustine trasparenti contenenti ciocche di capelli femminili. Una direzione che accompagnerà tutto l’operato di uno dei geni più divisivi del fashion system. Anche Martin Margiela attraverso la sua negazione all’esposizione ha creato intorno alla sua figura e alle sue collezione un alone nebuloso e distaccato. Ricordiamo infine l’estetica brutalista di Rick Owens, fra fashion show-rituali e riferimenti alla spiritualità. Oltre a questi creativi nel corso del tempo sono stati molteplici i brand che si sono fatti ispirare dal mondo dell’occulto. Ricordiamo i più memorabili.
Dior Haute Couture SS 2006: liberté
La visione creativa di John Galliano, prima da Dior e poi da Margiela, è sempre stata immersa in un clima provocatorio e di certo oscuro. Per la collezione Haute Couture di Dior spring/summer 2006 il designer realizzò un quadro sanguinoso partendo dalle ribellioni giovanili. La matrice politica che in passerella si accosta metaforicamente alla rivoluzione francese diventa terreno fertile per una collezione polarizzante. Le linee estreme di cappe, gonne asimmetriche e corsetti strettissimi sono ricoperti di sangue. Croci, visi pallidi e occhi rossi ricreano un’immaginario repellente che denuncia un clima politico sempre più tumultuoso. In questo caso l’elemento “horror” e spaventoso diventa un’immagine caricaturale del malcontento contemporaneo. Una lettura facilmente applicabile anche ai tempi correnti.
Prada FW 2019: Premonition
Lo spirito impegnato di Prada, che da sempre esplora trasversalmente le arti, ha portato in passerella diverse suggestioni legate al mondo horror. Un universo visivo molto vicino alla passione di Miuccia Prada per il cinema e in particolare ai generi fantascientifici e appunto l’horror. Due direzioni sempre dinamiche e caratterizzate da una grande sperimentazione visiva. In occasione della collezione di Prada per l’autunno/inverno 2019 la Signora porta in passerella il romanzo più celebre di Mary Shelley, Frankenstein. Il guardaroba dalla chiara ispirazione gotica riesce a coniugare magistralmente l’archetipo del mostro da laboratorio con l’heritage della maison.
Fra rose nere applicate agli abiti in raso e taftà rigide riemergono stampe pop e iper colorate e un sapore romantico dissacrante. Abiti trasparenti in pizzo si alternano ad austeri coordinati con giacca e gonna a tubino nero. L’hair styling di ogni modella ripesca dal passato le celebri trecce di Mercoledì Addams mentre la colonna sonora incanta il pubblico con una cover di “Bad Romance” realizzata con i violini. Miuccia Prada dimostra come l’identità di un brand possa essere arricchito anche dai riferimenti culturali più “pop”; compresi il cinema e la letteratura horror.
Alexander McQueen FW 1998: Joan
Fra le collezioni più celebri di Alexander McQueen, “Joan” è senza dubbio una delle più memorabili e sorprendenti. Per l’autunno/inverno 1998 il designer inglese si lasciò ispirare dalla martire cristiana Giovanna D’arco, ma non solo. La sua riflessione visiva nasce anche dal quadro rinascimentale “Madonna con bambina” di Jean Fouquet che andrà a costituire anche gli inviti dello show. La collezione si stratifica in riferimenti storici e culturali; dal medioevo fino all’era vittoriana inglese. Fiumi di tessuto rosso sangue ricoprono i corpi delle modelle avvolte da maglie metalliche e pizzi preziosi. Pelle, denim e guardaroba “ecclesiastico” si alternano in questo quadro dantesco fra il sacro e il profano.
I gioielli realizzati da Shaun Leane arricchiscono la narrazione attraverso la spettacolarizzazione e vere e proprie sculture indossabili. Come in altre occasioni anche in “Joan” Lee prende ispirazione dal cinema horror. E così per il make-up e l’hair delle modelle sono ripresi i look dei bambini de “Il villaggio dei dannati”. Il fashion show si conclude con una delle immagini più celebri della storia della moda. Una modella ricoperta in pizzo rosso è accerchiata dalle fiamme in una danza sacra e misteriosa.
Maison Margiela SS 2009: incognito
Il concetto di anonimato per Margiela rappresenta un vero e proprio tratto identitario avvolto dal mistero. In occasione del ventesimo anniversario della maison questo aspetto fu reso ancora più evidente. Nella collezione primavera/estate 2009 i volti delle modelle furono completamente nascosti; da sciarpe, chiffon o parrucche che lasciavano intravedere soltanto i denti. Un’estetica repellente che si equilibrava perfettamente con il minimalismo ricercato degli abiti d’ispirazione edwardiana. Fra questi si fanno spazio tute in jersey integrali, abiti di capelli, cappotti in paillettes e gonne fatte a brandelli. Un freak show dall’animo esclusivo che ancora oggi è fonte d’ispirazione per le nuove generazioni.
Robert Wun FW 2024: Body Horror
Fra i Couturier in ascesa più apprezzati al mondo, Robert Wun si abbandona spesso all’irrazionalità della mente. Per la sua collezione autunno/inverno 2024 il designer disseziona il corpo e l’animo umano in una narrazione vicina al body horror. Attraverso tre look viene raccontata la trasformazione dalla carne allo spirito. Il primo riprende l’anatomia muscolare del nostro corpo in un trionfo di rosso sangue e intrecci di tendini. Il secondo, total black, è arricchito da una struttura scheletrica che ricrea un effetto visivo grottesco e allegorico. Infine l’anima è rappresentata da un colorato universo di applicazioni preziose. Una narrazione sorprendente e oscura che si chiude con un lieto fine.


