Valentino FW 2025: il meta-teatro dell’intimità 

La nuova collezione di Valentino per l’autunno/inverno 2025-26 si addentra fra le stratificazioni più profonde del concetto dell’intimità. Attraverso una serie di riflessioni di filosofi celebri Alessandro Michele decostruisce l’essenza umana portando in scena un meta-teatro in cui i capi diventano metafora esistenziale del presente 

Cos’è realmente l’intimità oggi? Partendo da questo quesito Alessandro Michele ci invita ad esplorare il suo nuovo capitolo da Valentino attraverso la collezione autunno/inverno 2025-26. Per fuggire dalle convenzioni imposte dalla società contemporanea siamo portati ad interrogarci sulla nostra vera essenza. L’animo umano si mostra cangiante e fugace; si nasconde fra le mille stratificazioni superficiali della materia e si denuda solo davanti al proprio riflesso.

Alessandro Michele per lo show ricrea l’unico luogo che si presta a questa “svestizione” umana, una bagno pubblico o di una discoteca, sospeso in un tempo indefinito. Una realtà metafisica che dai set di Kubrickiana memoria ci riporta alla loggia nera di David Lynch. Le certezze dell’uomo cadono come i suoi vestiti, abbandonandosi alla sua dualità, così come racconta Lana Del Rey nella sua “Gods and Mosters” che apre la sfilata. Il guardaroba di Valentino diventa più autentico che mai e si pone al centro di questo meta-teatro sublime, fatto di carne e pensieri terreni.

I capi di stratificano (come di consueto nella metodologia manierista del direttore creativo) ma non creano nessuna narrazione massimalista. Ritroviamo difatti un perfetto equilibrio fra materiali, forme e colori. Le linee essenziali degli abiti in velluto vengono interrotte da inserzioni di tessuti diversi mentre il pizzo dei body slacciati sovrastano gli ormai iconici collant decorativi. L’archivio della maison ritorna a collegarci all’essenza del suo creatore, alla sua intimità, e ritroviamo così numerosi riferimenti alle collezioni degli anni settanta, ma non solo. La grande conoscenza di Alessandro Michele della storia della moda da vita a silhouette, lavorazioni e capi che ci riportano indietro nel tempo, senza ricadere nella semplice citazione. Le linee della Belle époque si deostruiscono mentre ritornano i tagli delle giacche e dei pantaloni in stile Poiret.

Mentre questi numerosi mondi e tempi si scontrano in passerella, i modelli si fermano nel buio e si specchiano. La riflessione iniziale diventa tangibile, “la superficie” diventa la vera intimità e così gli abiti mostrano il corpo nudo o ne ricreano l’illusione attraverso il colore. C’è un forte richiamo anche all’ultima collezione Haute Couture “Vertigineux” nel ritorno dell’abito “arlecchino” e nelle balze di un vestito da sera lamè. Ma nonostante la collezione rappresenti un vezzo di eleganza e decorazione ci sono elementi che la rendono più ancorata alla quotidianità. Fra capispalla essenziali e jeans anni settanta si fa spazio la collaborazione più “street” fra Valentino e Vans.

 L’autenticità dell’uomo contemporaneo risiede dunque nella sua intimità più pura che nel momento e nel luogo giusto si manifesta nel suo riflesso. Paul Valéry affermava «Ciò che vi è di più profondo nell’uomo è la pelle». Una citazione che Alessandro Michele inserisce nelle sue note dedicate alla sfilata, dimostrandoci quanto “il nocciolo” del nostro io risieda nella sincerità della superficie. E così come il guardaroba della collezione, questa superficie ci racconta numerose sfaccettature della realtà.

In un bagno dimenticato ci denudiamo, ci ricostruiamo e perdiamo qualsiasi definizione binaria imposta dalla società. Entriamo in contatto con la nostra dualità, fra bellezza e dannazione, “apollineo e dionisiaco”, come recita una t-shirt in passerella. Alessandro Michele con Valentino continua il suo romanzo fatto di bellezza, cultura e riflessioni sul presente senza trascurare l’heritage di una maison così prestigiosa. Il meta-teatro dell’intimità ci ha mostrato come la moda, anche oggi, possa ancora smuovere gli animi, quelli più profondi. 

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Mar 10, 2025

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