Come si è passati da un prototipo utilizzato come borsa da “combattimento” a un accessorio in cui si concretizza il concetto di lusso
Cosa non daremmo oggi per poter posare anche solo lo sguardo sulla prima Birkin bag della storia? Modello originale di quella che è ormai considerata l’It-bag con la “I” maiuscola.
La fortunata proprietaria della borsa in questione, è Catherine Berner, fondatrice della boutique vintage parigina Le 3 Marches. Catherine la protegge gelosamente dagli occhi del mondo esterno, mettendola a disposizione di mostre ed esposizioni in rarissime occasioni. Ebbene, una di queste rarissime occasioni si è presentata proprio in questo periodo: si tratta dell’esposizione “Excellence à la fraçaise”. La mostra organizzata da Sotheby’s per l’apertura della nuova sede della casa d’aste a Parigi, si è tenuta il 12 ottobre, per celebrare il meglio della produzione artistica francese dell’ultimo millennio. Tra i pezzi esposti spicca proprio la madre di tutte le Birkin. Stiamo parlando di quella creata nel 1984, per la celebre attrice e cantante a cui deve il nome, da Jean-Louis Dumas, all’epoca direttore creativo della maison Hermès.
L’aneddoto alla base della nascita della borsa è ormai stranoto. I due siedono vicini in aereo, Jane è nel pieno della sua fase della borsa-cestino in vimini, che le cade rovesciando tutto il contenuto sul pavimento. Da qui la sua lamentela sulla difficoltà di trovare una borsa abbastanza capiente per contenere tutti i suoi arnesi, dall’agenda così piena di fogli da esplodere ai biberon della figlia. Suggerisce a Dumas di creare una borsa che sia simile alla Kelly (modello classico di Hermès, ribattezzato in onore dell’altra musa del brand, Grace Kelly appunto), ma che fosse grande il quadruplo e che si potesse lasciare aperta.
Come fa notare Berner, Jane voleva una borsa simile a quella da viaggio del compagno Serge Gainsbourg, che utilizzava la Haut à Courriers. E fu proprio dalla HAC che Dumas prese spunto per il prototipo che poi le regalò, realizzato in pelle di vitello nera. La nuova borsa venne introdotta nel mercato nel 1984 e prese il nome da Birkin, anche se Jane ne possedette solo pochi esemplari.
Il modello originale della Birkin presenta alcune caratteristiche uniche. Oltre a portare le iniziali della proprietaria incise all’interno, ha applicazioni metalliche realizzate in ottone dorato invece che placcate oro come quelle attuali, e una tracolla non rimovibile. Ma la caratteristica forse più peculiare è data dalle sue misure. Queste infatti sono la fusione tra due dei formati che poi diverranno quelli standard. La borsa presenta infatti l’ampiezza e l’altezza del modello da 35×28 cm, ma la profondità di quello da 40×31 cm.
Una volta ricevuta la sua nuova, capientissima borsa, Jane ne fece un utilizzo in accordo con il suo stile e la sua personalità caotica, da spirito libero. La utilizzava come un vero e proprio porta tutto, riempiendola a dismisura, al punto di doverla portare sottobraccio. La sua Birkin era sformata. Ad essa appendeva charm di varia natura e perfino tagliaunghie, o la ricopriva di sticker per promuovere le cause che più le stavano a cuore.
Pur non essendo rappresentativa della clientela tipica di Hermès, Jane ne divenne la musa per il suo stile casual ed effortless, che richiamava le origini del brand, legate al mondo equestre. Il modo di vestire di Jane era semplice, personale e sempre un po’ vissuto. Forse anche perché una volta acquistati dei capi disse di dormirci per circa due settimane in modo che assumessero un look più grezzo. Negli anni Sessanta la sua uniforme era composta da jeans, t-shirt bianca e il già menzionato secchiello di vimini. Negli anni Settanta poi diventò madre dello stile Bohémien-hippie, con pantaloni a zampa, mini dress con maniche a campana e abiti crochet.
Ma come è possibile che da borsa da battaglia la Birkin sia diventata un oggetto di super lusso? Vero e proprio status symbol, assume oggi una connotazione del tutto opposta al valore che aveva per la sua originale proprietaria.
Sembra quasi assurdo pensare che inizialmente la Birkin non avesse un grande successo, con il mercato del luxury degli anni Ottanta dominato da Chanel. La svolta si ebbe solo nei tardi anni Novanta, quando iniziò ad essere usata da modelle e celebs come Kate Moss e Victoria Beckham (che sembra possieda una collezione di 100 Birkin bags). Agli inizi degli anni Duemila la Birkin cominciava a configurarsi come articolo esclusivo: lo vediamo in un episodio di Sex and the City, in cui Samantha Jones si trova di fronte a una lista di attesa di cinque anni per ottenere quella che per lei è una semplice borsa ma che, come le rinfaccia prontamente il commesso, “Non è una borsa: è una Birkin”.
Nel tempo, l’impegno di Hermes nel preservare ed enfatizzare l’esclusività di questo modello ha raggiunto livelli ineguagliati. Sono prodotti pochissimi esemplari l’anno, il cui numero è a conoscenza solo dei dirigenti del brand. Per ottenere una Birkin è necessario mettersi in lista di attesa e versare una caparra, che è restituita solo in caso di ritiro della richiesta. I tempi di attesa possono essere lunghissimi, e variano a seconda del modello e del materiale richiesti.
Il modello base, confezionato in cuoio (frutto di una concia interamente naturale), richiede 25 ore di lavoro artigianale. I materiali più pregiati sono coccodrillo, struzzo e pitone. I prezzi sono astronomici, ça va sans dire. Dai circa 2.000 dollari del primo modello si è passati a cifre che si aggirano sui 10.000 dollari per il modello base. D’altra parte, è anche vero che ormai le Birkin sono viste come un investimento. Uno studio condotto nel 2017 ha evidenziato che il loro valore era aumentato del 500% in 35 anni, con una crescita del 14% annuo.
Insomma, tutta una serie di sapientissime strategie di marketing che fanno sì che la Birkin sia percepita come la It-bag per eccellenza, frutto del desiderio quasi proibito (e proibitivo). Per alcuni il desiderio diventa quasi ossessione, come nel caso di Michael Tonello. Soprannominato il “Cacciatore di Birkin” ha condensato anni di esperienza come rivenditore di queste borse su Ebay nel volumetto “Bringing Home the Birkin”.
Ben lontana dal modello madre, borsa-valigia dalle mille funzioni pensata per andare incontro alle esigenze femminili di avere una sorta di borsa di Mary Poppins, oggi questi esemplari rappresentano la quintessenza del lusso e dell’esclusività. Jane Birkin (dis)approved.
Photo cover @butterfly______effect.