Michel Haddi, dai sobborghi di Parigi alle pagine di Vogue.

La prima grande mostra personale del fotografo Michel Haddi arriva a Milano in una location che ha ospitato alcuni tra i più famosi fotografi riconosciuti a livello internazionale. 

La carriera di Michel Haddi dura da più di quarant’anni, riassunti nei tre piani della Galleria 29 Art in progress, situata in zona Sant’Ambrogio, uno dei quartieri storici della città. Durante due diversi appuntamenti sarà possibile ammirare le sue fotografie in bianco e nero (dal 19 ottobre al 22 dicembre) ed a colori (dal 16 gennaio al 16 marzo 2024).

Title Kate Moss for British GQ New York. Copyright /courtesy Michel Haddi / 29 ARTS IN PROGRESS gallery.

Michel Haddi é nato in un sobborgo di Parigi. Suo padre era un soldato francese che non ha mai conosciuto, mentre sua madre era una donna di origine francese algerina che non sapeva ne leggere ne scrivere. Passa la sua infanzia in orfanotrofio leggendo copie di Vogue che la madre gli porta quando va a trovarlo. Ed è proprio dall’assidua lettura dell’iconico magazine di moda che scaturisce la sua grande passione per la fotografia. 

Crescendo inizia a lavorare in un locale frequentato da modelle ed un amico gli regala una macchina fotografica: questa casualità degli eventi è ciò che lo sprona ad intraprendere la carriera di fotografo, inizialmente come assistente presso vari fotografi conosciuti della città fino all’incontro con il suo mentore, il designer Victor Herbert che lo accompagna nel suo più grande passo: l’apertura del suo studio nel 1980.

Da questo momento la sua Carriera é inarrestabile: iniziano le collaborazioni con American GQ, Jardin des Modes e British Vogue. Nel 1985 il suo incontro con Franca Sozzani segna l’inizio di una lunga storia con l’Italia, che lo vedrà unirsi al team della allora redattrice di Lei e Per Lui. 

La fotografia come furto dell’anima: 

I suoi viaggi di lavoro si susseguono senza sosta e lo portano a vivere a Milano, Londra, New York Los Angeles, ed a fotografare alcune delle più grandi icone della moda e del mondo dello spettacolo dell’ epoca. Incontra Clint Eastwood, David Bowie, Cameron Diaz, Heath Ledger, Angelina Jolie e anche Tupac che fotografa durante una pausa delle riprese di Poetic Justice. Haddi racconterà in seguito che il cantante ed attore aveva passato tutto il tempo a fumare marijuana da uno dei suoi sigari, poiché si sentiva totalmente a suo agio con lui. 

La peculiarità del fotografo era infatti quella di far sentire chiunque in uno stato d’animo pacifico, cogliendone i dettagli della personalità e dell’ immagine, rendendoli il fulcro del personaggio ed  un marchio di fabbrica per i suoi scatti. Il nome “Haddi” in lingua semitica  significa proprio “colui che vede” e, se all inizio questo nome voleva essere il simbolo del vedere oltre il dolore vissuto nella sua infanzia, col tempo divenne simbolo della sua grande empatia.

Title Jennifer Lopez, French Vogue, Malibu. Copyright /courtesy Michel Haddi / 29 ARTS IN PROGRESS gallery.

In diverse popolazioni tribali di alcuni paesi del mondo, la fotografia (ma anche tutto ciò che riflette l’immagine) è vista come uno strumento demoniaco, in grado di rubare l’anima e condannare la persona alla dannazione eterna. Sebbene il fine non sia questo, anche Haddi possiede la capacità di “rubare l’anima” dei suoi soggetti, spingendosi oltre ai canoni dei semplici scatti di moda e mettendo a nudo i sentimenti di quelle personalità così importanti, apparentemente inarrivabili. 

Empowerment femminile e bellezza suprema: la donna al centro della fotografia di Michel Haddi 

Al centro della fotografia di Haddi ci sono le donne: donne forti, esseri dominanti di cui, sulle orme di Helmut Newton, l’artista ha cercato di cogliere la “bellezza intrinseca”. Ogni donna che l’artista fotografa rappresenta in qualche modo sua madre, figura emblematica per lui, ed esempio di forza e lungimiranza nonostante la poca istruzione che la donna ha avuto l’opportunità di ricevere. Questa centralità della figura femminile e del suo empowerment è chiaramente presente, tanto’è che una delle foto più emblematiche della mostra ritrae Camera Diaz con indosso una t-shirt recante la citazione “our pussys, our Choice”. 

Title Gwyneth Paltrow, Vanity Fair USA, Venice Beach. Copyright /courtesy Michel Haddi / 29 ARTS IN PROGRESS gallery.

Appuntamento con il fotografo 

Il percorso della mostra é corredato da didascalie che potrete visionare direttamente sul vostro smartphone tramite QR code, scoprendo così l’anno in cui ogni immagine è stata scattata, la tecnica ma anche l’eventuale magazine su cui è stata pubblicata, o il brand di moda della cui campagna faceva parte. Inoltre la Galleria 29 Art in Progress ha organizzato alcuni incontri con l’artista dando anche la possibilità di ricevere un ritratto fotografico da lui realizzato con Polaroid. L’appuntamento è per i giorni 19 e 20 gennaio  previa appuntamento e pagamento anticipato (450 euro).

La visita della mostra è invece gratuita : ricordiamo che l’esposizione delle fotografie in bianco e nero terminerà il giorno 22 dicembre mentre la successiva esposizione delle immagini a colori durerà dal 16 gennaio al 16 marzo 2024. Gli orari di apertura sono dal martedì al sabato dalle 11 alle 19, ma è opportuno telefonare preventivamente per maggiori informazioni. 

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Dic 6, 2023

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