Radar: Antiapatia, la potenza delle emozioni come forza di rottura

Attraverso il loro brand, Iris Norberini e Angelica Balducci lanciano un grido potente, una forma viscerale di espressione della propria emotività che diventa richiamo all’azione. Moda e creatività diventano dunque antidoti all’apatia inerte che vorrebbe dominare il nostro tempo

Antiapatia è un brand sperimentale basato su un approccio di upcycling e nato per rompere gli schemi. Al centro del marchio risiede la potenza delle emozioni, che le due fondatrici e direttrici creative utilizzano come strumento contro l’indifferenza diffusa nella società odierna. Antiapatia vuole essere una  rivendicazione energica dell’importanza del sentire interiore e del ruolo della moda come forza sovversiva. 

Il brand nasce nel cuore delle Marche, a dicembre 2023. Più che di un progetto imprenditoriale, si tratta di un’urgenza creativa. Ciò che spinge le due fondatrici del progetto, Iris Norberini e Angelica Balducci, è un bisogno viscerale di scuotere un’epoca anestetizzata, di opporsi alla monotonia e indifferenza che permeano la nostra quotidianità. Il nome stesso vuole essere manifesto di una dichiarazione di guerra contro il silenzio emotivo.

Esprime la volontà di non restare indifferenti, di non smettere di sentire e vivere i propri sentimenti – anche quando questo comporta dolore. “Antiapatia” racchiude la missione stessa del brand: combattere l’apatia in tutte le sue forme – creative, sociali, umane. Ogni capo, ogni immagine, ogni parola vogliono essere un antidoto alla stanchezza emotiva che rende invisibili. «Antiapatia non vuole necessariamente piacere, il suo intento è piuttosto quello di scuotere gli animi», raccontano Angelica e Iris.

Un grido di ribellione 

Dal momento della sua nascita, Antiapatia è cresciuto come cresce un grido: si è fatto più consapevole, più profondo, ma mai più docile. Nell’arco di poco meno di un paio d’anni, il brand è passato dall’essere un gesto istintivo a rappresentare un linguaggio condiviso. È un modo per dire “ci siamo, siamo ancora in grado di sentire qualcosa”. Intorno al marchio si è sviluppata così una vera e propria community, composta da persone che non hanno paura di mostrarsi nella propria emotività e vulnerabilità: fragili, arrabbiate, vive. Antiapatia si rivolge a coloro che non hanno paura di esporsi, a chi preferisce essere frainteso all’essere invisibile. «Parliamo a chi sente, a chi si riconosce in una forma di ribellione silenziosa ma profonda», spiegano Angelica e Iris. Chi indossa Antiapatia sceglie di mostrarsi e indossare le proprie emozioni. Ogni pezzo non si limita ad essere un semplice capo di abbigliamento: nasce come scultura emotiva, un frammento di verità cucito a mano. 

Il turbamento che le due designer vogliono suscitare passa per un’estetica «emotiva e disturbante». Vi si rintraccia una tensione costante tra estremi: caos e controllo, fuga e radicamento, rabbia e desiderio. «Ci muove l’esigenza di rendere visibile ciò che di solito si nasconde: le crepe, le imperfezioni, i segni del vissuto», spiega il duo di creative. Il focus è su un tipo di bellezza lontana da un’ideale patinato: una bellezza autentica, imperfetta e umana. 

Antiapatia rivendica la centralità dell’emozione e l’importanza di prendere una posizione

Al centro del brand risiede il concetto di rottura consapevole. Antiapatia si definisce «nato per distruggere i trend», ovvero liberarsi da schemi che imprigionano l’espressione individuale. Ogni collezione nasce come reazione emotiva al mondo circostante, con l’intento di restituire alla moda la sua forza originaria come elemento di provocazione e rottura. La creatività nasce dal caos interiore, da un sentimento: rabbia, alienazione, desiderio di libertà, amore disillusione. La componente emotiva viene poi sviluppata attraverso un processo manuale fatto di lavaggi, tagli e manipolazioni dei tessuti.

Anche le campagne non vengono progettate a tavolino. Nascono dall’urgenza di comunicare qualcosa che non si può dire a parole. A monte di tutto il processo c’è sempre l’urgenza di prendere una posizione, rivendicando il ruolo della creatività come strumento di pensiero critico. 

L’ultima collezione del brand, “Smashing Things” nasce seguendo questo concetto. La collezione si sviluppa dall’idea di distruzione come forma di rinascita. Un’ occasione per ricreare un futuro nuovo e diverso, in cui azione e sentimento prendono il posto di indifferenza e torpore. 

L’upcycling diventa un atto politico e poetico

L’idea di moda come atto politico abbraccia anche il processo di realizzazione dei capi, che avviene seguendo il principio dell’upcycling. Per Angelica e Iris, recuperare materiali scartati significa dare valore a ciò che è stato rifiutato, proprio come le due designer vogliono ridare voce a ciò che è stato ridotto al silenzio. I tessuti utilizzati per le collezioni vengono recuperati dalle grandi aziende tessili e trasformati manualmente, in modo sostenibile e artigianale.  Ogni pezzo porta con sé una storia di rinascita. L’upcycling assume così una valenza poetica, diventando un modo per dimostrare che anche ciò che sembra “finito” può ancora vibrare di senso, se guardato con occhi diversi. 

Un futuro fatto di nuovi orizzonti e collaborazioni all’insegna della ribellione

La forza distruttiva di “Smashin’ Things” ha aperto le porte per un futuro di rinascita. Tra i progetti delle due designer c’è quello di espandere il linguaggio di Antiapatia. Andare oltre i confini dell’abbigliamento e collaborare con artisti, musicisti, performer e altre realtà affini al brand, per creare esperienze che uniscano moda, arte e ribellione emotiva. «Vogliamo continuare a disturbare, a far rumore, restare scomodi. Nel momento in cui diventiamo silenziosi, Antiapatia smette di esistere. E noi silenziosi non lo saremo mai». 

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Nov 5, 2025

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