La sopravvivenza delle radici ribelli del Punk nell’arte e nella moda contemporanea
Esplorando le radici della moda Punk, emergono gli inizi degli anni Settanta come il periodo in cui questo stile ribelle prende forma. Inizialmente privo di definizioni, il Punk rappresenta la visione di un mondo senza prospettive e illusioni, distinguendosi dal movimento Hippy, orientato al ritorno alla natura.
La contro cultura Punk nasce dalla musica, con i primi segni rintracciabili in band statunitensi come i Velvet Underground e gli Stooges, attive fin dagli anni Sessanta. Ma anche il gruppo inglese The Who rappresenta uno dei primi gruppi che da voce alla frustrazione esistenziale dei giovani. Proprio da questa frustrazione giovanile nasce la controtendenza Punk. Non a caso Punk è una parola inglese che significa “materiale di scarsa qualità”, con la volontà di indicare un giovane incline alla criminalità.
Simultaneamente negli Stati Uniti, precisamente nel celebre club CBGB di New York, e nel Regno Unito si manifesta questo fenomeno musicale che è caratterizzato dall’uso di chitarre elettriche dal suono disturbante, oltre che da un volume estremamente alto. Questo genere si distingue dal Rock, che in quel decennio stava perdendo la sua vitalità e ribellione.
L’estetica e il movimento Punk trovano un terreno fertile nella Londra di metà anni Settanta grazie all’impresario Malcolm McLaren, artefice del lancio dei Sex Pistols, e alla sua compagna Vivienne Westwood, responsabile del loro look, che li ha trasformati nella band più provocatoria mai vista prima. Nel 1971, al 430 di King’s Road, Vivienne Westwood inaugura il negozio successivamente ribattezzato con il nome “SEX”. Il negozio diviene da subito il punto di riferimento per gli aderenti al movimento e il nucleo creativo dell’estetica e della moda Punk. Vivienne Westwood e Malcolm McLaren svolgono un ruolo catalizzatore per questo movimento, esaltandone la tendenza al nichilismo e le connotazioni “junkie”.
Da dove nasce lo spirito ribelle del Punk inglese?
Lo spirito ribelle del Punk inglese nasce durante la recessione degli anni Settanta. In questo periodo i giovani, frustrati dalla disoccupazione e dalle limitate risorse, esprimono la loro rabbia attraverso l’estetica di questo stile. Vecchi capi destinati alla beneficenza vengono distrutti e ricostruiti in modo grezzo, dando vita ad una nuova forma di moda.
Il Punk è unisex e elementi come le Dr. Martens diventano essenziali per i seguaci del movimento. Altre caratteristiche dello stile Punk comprendono l’utilizzo di lattice, borchie e spille da balia, reinventate come face jewel o accessori d’abbigliamento. I Punk utilizzano le lamette come pendenti per catene che svolgono la funzione di collane. Non mancano riferimenti espliciti alla sfera sessuale tramite abiti fetish, bondage, stampe animalier e l’inclusione di tessuti tartan. Il trucco eccessivo abbinato a capelli ispirati alla cultura dei Nativi Americani, con colorazioni fluorescenti per replicare l’effetto elettroshock, è parte integrante del movimento. L’automutilazione e i body piercings, collocati in parti del corpo diverse dai lobi delle orecchie, rappresentano tratti distintivi, costituendo un’innovazione radicale e un’affermazione del rifiuto della bellezza convenzionale. Un gesto di sfida nei confronti della società del tempo. Ciò che oggi può sembrare normale era all’epoca considerato “anti-fashion” e “anti-establishment“.
Cosa ne è stato del Punk?
Il Punk persiste nei suoi codici estetici, sebbene svuotati della loro essenza sovversiva e delle connotazioni politiche anarchiche. Questa tendenza continua ad esercitare un fascino irresistibile sui designer di moda, diventando una fonte inesauribile di ispirazione per le loro collezioni. Esempi eclatanti includono le borchie di Valentino, reinterpretate come piercings nella sfilata FW23 Black Tie. La decostruzione proposta da Rei Kawakubo per Commes des Garçons. Risalendo agli anni Novanta, Gianni Versace utilizza spille da balia e borchie come ornamenti, mentre Alexander McQueen fa riferimenti espliciti al mondo Punk nella collezione FW95 Highland Rape. La sfilata di Balenciaga SS23, curata dall’artista Santiago Sierra, ha omaggiato la cultura Punk e temi come il nichilismo e la repulsione, presentando modelli con abiti logori e volti ornati da piercing che hanno sfilato in un ambiente fangoso.
Il Punk continua a influenzare l’arte, dove lo spirito del fai da te (DIY) e una filosofia animata dal nichilismo e dall’anarchia si riflettono in opere di artisti come Steven Parrino, Santiago Sierra, Paul McCarthy con la sua espressione artistica irriverente. Gavin Turk si è immortalato come Sid Vicious e Christian Marclay nel 2000 ha registrato una chitarra trainata da un furgone per omaggiare la distorsione musicale del movimento.
In conclusione, come si suol dire, il Punk non è morto. O forse lo è in parte, ma continua a vivere nel mondo della moda e dell’arte.