Sguardi nella semplicità: l’universo fotografico di Domingo Nardulli tra le radici della Puglia e l’incanto di Milos.
“Keep an eye on” è un contenitore informale che mette in risalto talenti contemporanei provenienti da molteplici settori. È uno spazio accogliente che unisce creatività e innovazione in un ambiente stimolante e dinamico.
Qui gli artisti emergenti trovano un luogo in cui condividere la loro passione e mostrare la propria identità. L’obiettivo principale del format è quello di mettere in evidenza le personalità più promettenti nel mondo dell’arte, offrendo loro visibilità e la possibilità di far sentire la propria “voce”.
In questo racconto visivo vi invitiamo a esplorare le influenze e le esperienze che hanno plasmato lo stile distintivo del fotografo pugliese Domingo Nardulli, partendo dalle radici salde della sua terra natale. La fotografia per Domingo è molto più di un semplice scatto; è un rituale di connessione con i ricordi, una celebrazione della normalità e una testimonianza visiva delle emozioni intrinseche alla vita quotidiana. Attraverso l’obiettivo, Domingo cerca di catturare la bellezza della semplicità, riflettendo su valori come determinazione, ambizione e rispetto che la Puglia gli ha trasmesso fin dall’infanzia.
Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per iniziare a fare fotografia e come hai sviluppato il tuo stile distintivo?
La Puglia, il luogo dove sono nato, mi ha trasmesso valori importanti: la determinazione, l’ambizione, l’intraprendenza, la spontaneità, il rispetto per il prossimo ma soprattutto una sempre vincente idea di semplicità. La Puglia è stata il mio punto di partenza. La fotografia è una passione che ho maturato fin da piccolo, quando sfogliavo l’album di ricordi di famiglia. Ritratti, foto di gruppo, foto di vacanze, auto di quegli anni, paesaggi di campagna hanno influenzato la mia visione sul mondo.
Ricordo da ragazzino quando scattavo foto con le compattine Kodak usa e getta ai compleanni e gite scolastiche. Poi a 18 anni la mia prima point&shot semi professionale è stata per me una fonte di divertimento e passatempo fino a coltivare una vera e propria passione. Ho fin da subito cercato di ricreare ciò che mi era familiare, attraverso la riproposizione, ovviamente in chiavi sempre diverse, dei miei ricordi.
Ho iniziato a scattare fotografie nei primi anni dell’era digitale con le 2.0Mp, ne ho visto subito il vantaggio di scattare senza fine, ma non la connessione emotiva come per la fotografia in analogico, che ad oggi preferisco di gran lunga. Sin da adolescente la mia curiosità e la voglia di scoprire posti nuovi mi ha spinto a voler viaggiare tanto e approfondire quella che è stata per molti anni la mia passione/ossessione di fotografare. Oggi la mia fotografia non è altro che il risultato della contaminazione dei diversi posti dove sono vissuto e cresciuto.
Il mio stile distintivo?
Bello sapere dall’esterno che c’è riconoscibilità di uno stile e identità per un fotografo. Sono appassionato di cinema e musica, spesso nei miei progetti traggo ispirazione da alcune delle mie pellicole preferite, dai momenti di quotidianità, dai brani che ascolto e interiorizzo, mi aiutano ad entrare in connessione con il mio io.
Sicuramente assume un’importanza vitale lo storytelling. Oggi le persone sono sempre più bombardate da un’infinità di immagini. L’unico modo per catturare l’attenzione è raccontare loro qualcosa che possa rimanere impressa nella loro mente. Mi piace il rapporto con il reale e il quotidiano, amo la normalità.
Tutto ciò che può essere “ipoteticamente” fotografato da un turista qualsiasi con stile anonimo. La mia espressione fotografica rivela ciò che potrebbe essere considerato un errore, ma che si carica di senso. Un’immagine, apparentemente spontanea, banale, diviene restituzione di significato. La mia sfida è comunicare ciò che di reale tutti viviamo, con un’analisi attenta e puntuale, ma nascosta.
Quali sfide hai incontrato nel corso della tua crescita come fotografo e come le hai superate?
Partecipare al mondo della fotografia e dell’arte e mantenere la mia integrità, spontaneità e trasparenza non solo come fotografo ma anche come persona. Negli anni ho conosciuto tanti colleghi fotografi e artisti che con il tempo si sono ‘snaturalizzati’ per seguire mode. Faccio fotografia per comunicare mediante il linguaggio di questo strumento una sensazione, un’osservazione, una comprensione, una fragilità, uno stato mentale o emozionale. Faccio fotografia per rispondere o tentare di rispondere a domande. Si fa fotografia e arte anche per divertimento. In breve, lo si fa per rispondere a necessità di natura personale.
Credo in “Less is more”. Bisogna togliersi di dosso tutte le convenzioni, le sovrastrutture che ci circondano e riscoprirci autentici e senza maschere. Ritornare bambini, con consapevolezza di animo e spirito. Non prendersi troppo sul serio. Come direbbe Calvino “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso.”
Puoi condividere un progetto fotografico che ritieni sia stato significativo per la tua carriera fino a questo punto, e spiegare il contesto e il significato dietro le tue immagini?
Non ho un vero e proprio progetto fotografico significativo per la mia carriera. Negli anni ho sviluppato tanti progetti con diversi temi in base alle mie sensazioni e stati d’animo e per me sono stati tutti passaggi importanti per la crescita prima personalee poi professionale.
Il 2023 per me è stato un anno molto intenso, profondo e all’insegna di emozioni, delusioni e cambiamenti. Come già detto sopra, mi piace raccontare per immagini ( fare storytelling ) e l’ho fatto attraverso questa mia serie introspettiva scattata proprio come in passato con una point&shot in pellicola durante la permanenza di un breve periodo sull’isola di Milos. “Milos, bella così.”
Tra le strade di quest’ isola, cercavo me stesso, mi sono smarrito nel caos quotidiano della città e delle sovrastrutture che essa ti impone. Qui, è tutto meravigliosamente semplice, genuino, romantico e colorato. Tutto ciò che amo è qui sul tavolo.
Il silenzio del paesaggio, quel vento delicato, le sfumature di azzurro tra mare e cielo mi investono di pensieri positivi, leggerezza e libertà in questo periodo di cambiamento in una società che non ci ascolta più. Qui, provo ad ascoltare solo me stesso, rifugiandomi in uno spazio intimo ma infinito dove tutto è autentico. Qui, lascio incomprensioni, parole, riso, abbracci, felicità, tristezza e vecchie abitudini per dare vita ad un nuovo inizio.
Tutto ciò che amo è in mare aperto.
Photo courtesy Domingo Nardulli.
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