La moda paradossale tra realtà e “teoria” di Simon Cracker.
L’ultima collezione “In Teoria SS24” by Simon Cracker presentata durante la fashion week dedicata alla moda maschile, ha sconvolto la scena della moda a Milano, introducendo un concetto audace e provocatorio che ha lasciato il pubblico con una serie di emozioni contrastanti. La collezione, portata avanti con grande successo dai due designer Simone Botte e Filippo Biraghi, ha dimostrato che l’arte della moda può spingersi al di là dei confini convenzionali, sfidando le nostre percezioni e le nostre aspettative.
La frase ispiratrice “Un giorno andrò a vivere in teoria, perché è in teoria che va sempre tutto bene” ha dato il via a un’esperienza unica e straordinaria. Il brand si è immerso nella teoria, un luogo dove si sono rivelate una miriade di cose interessanti, legati tra di loro dal paradosso che ha visto questi elementi energici in una realtà che procura sgomento, tra cui un libro che teoricamente è un’enciclopedia ma che in realtà non può essere letto, una bambola che avrebbe dovuto essere la concorrente di Barbie ma che invece ha suscitato paura nelle bambine, e un villaggio che in teoria è un luogo incantevole e felice, ma che si è rivelato una prigione da cui non si può fuggire, dove gli individui sono identificati da numeri.
Ogni pezzo della collezione esibiva una fusione di texture, colori e dettagli unici, che hanno dimostrato l’abilità dei designer di Simon Cracker nel trasformare i materiali di recupero in opere d’arte. La sfilata ha presentato una varietà di creazioni, dalle camicie patchwork alle giacche originariamente eleganti, ma reinterpretate e destrutturate, dai trench ispirati ad una serie televisiva degli anni sessanta “Il Prigioniero”, alle t-shirt con fantasie a righe, stampe realizzate con la tecnica della cianotipia, e bambole inquietanti utilizzate come accessori e stampate a grande scala sui vestiti. La palette composta da colori acidi e vitaminici come il giallo, verde e fucsia, viene utilizzata per le stampe e gli accessori. Questa non è una scelta casuale, ma è dettata dalla volontà di alienazione rispetto ad una realtà opprimente da cui si è circondati, un po’ come fanno i bambini.
Il brand ha trascorso mesi a cercare e selezionare con cura materiali provenienti da industrie tessili, scarti di produzione e oggetti vintage. Questi materiali sono stati reinventati e trasformati in abiti sorprendenti, trasmettendo un messaggio di consapevolezza ambientale e di reinvenzione creativa, collaborando con studenti e artisti emergenti nel settore moda.
La sfilata di Simon Cracker ha dimostrato che l’upcycling può essere una fonte inesauribile di ispirazione per la moda. Oltre all’impatto positivo sull’ambiente, questa pratica offre l’opportunità di creare capi unici e di stimolare la creatività dei designer. L’evento si è concluso con un applauso scrosciante da parte del pubblico, che ha riconosciuto l’impegno di Simon Cracker nel promuovere una moda responsabile ed ecologica, dedicando l’intera collezione alla gente che vive in Emilia Romagna come gesto di sostegno nei loro confronti.
Photo courtesy Simon Cracker.